Se pratichi già da un po’ l’ipnosi ti sarai reso conto che non sempre le suggestioni che dai vengono accettate dalla persona in trance.
Ad esempio potresti esserti reso conto che magari la persona risponde molto bene alla catalessi o a generiche suggestioni di benessere, ma appena cerchi di offrire una suggestione più specifica rispetto al problema che hai portato in sessione, quello che accade è che alla sessione successiva ti confida che nulla di ciò che hai suggerito è stato seguito.
Questo può dipendere da due elementi diversi (o da entrambi insieme):
- La struttura con cui offri le suggestioni
- E dall’assenza dei tre pilastri di qualsiasi lavoro trasformativo
In questo articolo ci concentreremo esclusivamente sul secondo punto.
La psicologia popolare (che poi è quella più ingenua e meno informata) parte dall’idea sbagliatissima che una volta in trance la persona risponda a tutte le suggestioni, seguendo all’istante i comandi dell’ipnotista.
In tutta onestà, se così fosse gli ipnotisti sarebbero ricchissimi
Basterebbe dire ai propri clienti: “Da oggi farai tutte le cose sane e giuste che ti rendono felice!“
E potrebbero chiedere anche duemila euro per una sola sessione… in fondo cosa sono duemila euro in cambio della felicità? Una vera e propria inezia, non credi?
Il problema è che le cose non vanno così.
Infatti ci sono tre elementi fondamentali affinché le suggestioni attecchiscano davvero nell’inconscio, quelli che amo chiamare i tre pilastri della trance-formazione:
Il desiderio
La fede
L’aspettativa
Nelle prossime righe li prenderemo in considerazione uno per uno, affinché tu possa renderti conto che il lavoro che fai quando il soggetto è in trance è solo parte di ciò che devi compiere quando vuoi aiutare qualcuno ad avere un cambiamento.
Cominciamo quindi dal…
Desiderio
Quando parlo di desiderio intento la reale volontà di cambiare.
Infatti quando una persona viene in sessione dichiara di voler ottenere un cambiamento. Ma il professionista esperto sa bene che porta anche con sé anche la paura del cambiamento.
Perchè una parte di sé non vuole cambiare.
E sai perchè?
Perché non conviene!
Le persone – anche quelle che vivono una situazione terribilmente angosciante – si trovano in una posizione di equilibrio.
Un concetto molto importante in biologia è quello dell’omeostasi, ovvero: l’attitudine degli organismi viventi a conservare le proprie caratteristiche al variare delle condizioni dell’ambiente esterno, tramite dispositivi di autoregolazione.
Questo concetto si può applicare tanto alla psicologia individuale che a quella sociale.
Ecco cosa intendo quando parlo di equilibrio.
La situazione in cui si trova una persona che si rivolge all’ipnosi, per quanto possa essere disfunzionale, è comunque in equilibrio… di conseguenza, quando vogliamo aiutarla ad ottenere un cambiamento, troveremo sempre delle resistenze, il cui scopo è mantenere inalterato questo equilibrio.
Oltretutto, per quanto questo equilibrio possa essere frustrante, è composto anche da elementi positivi.
Un esempio semplice potrebbe essere quello dell’adolescente timido, che non ha il coraggio di dichiararsi con le ragazze che gli piacciono.
Sulla carta avrebbe tutti i buoni motivi per lavorare sull’essere più coraggioso.
Ma allo stesso tempo rischia di perdere un bel po’ di cose importanti per lui.
Ad esempio, può perdere l’essere rassicurato dalle persone amiche, che gli ripetono che in fondo è carino, intelligente e sensibile e non è colpa sua.
Ovviamente ti sto facendo un esempio molto banale, ma il concetto è che anche la peggiore situazione in cui una persona vive porta con sé delle convenienze.
Quindi, da un lato l’omeostasi, dall’altro le convenienze, creano delle vere e proprie resistenze al cambiamento.
Di conseguenza per contrastarle è necessario aiutare la persona a creare dentro di sé un profondo desiderio di cambiamento.
Uno dei modi più diffusi per fare questo è attraverso il dolore.
In effetti, messa in questo modo non sembra affatto una cosa positiva, ma il dolore può essere un buon alleato.
Ad esempio, si potrebbe portare la persona – sia dentro che fuori lo stato di trance – a sperimentare un forte dolore per la condizione che sta vivendo, per le conseguenze che sta creando non solo all’interno della propria vita, ma anche nella vita che delle persone care che lo circondano.
Il dolore in questo caso altro non deve essere che il carburante che alimenta il desiderio di cambiare.
Insomma, il professionista come prima cosa deve lavorare sul desiderio del paziente/cliente, renderlo forte, ardente, come la passione di un innamorato che non è in grado di trattenersi dal fare una serenata alla sua amata.
Fede
Attenzione: sto parlando di fede e non di fiducia.
La fiducia è un qualcosa che si basa su dati oggettivi, su delle prove che ci hanno dimostrato che è effettivamente una persona o un oggetto è affidabile.
Ma quando si comincia un percorso di cambiamento – specie per chi sperimenta l’ipnosi per la prima volta – queste prove non ci sono.
Alcune persone vengono in sessione già con una buona fede nei confronti dell’ipnosi, ma ad altri manca.
Quindi un buon professionista deve prima di tutto lavorare su questo aspetto.
E non solo.
Deve costruire anche la fede nei confronti di sé stesso o, per dirla in modo appropriato, della sua professionalità.
Rispetto a questi punti possiamo utilizzare vari strumenti.
Il primo riguarda il modo in cui ci presentiamo.
Il professionista sconosciuto è molto diverso da quello blasonato che si vede in televisione.
Allo stesso modo un ufficio al centro della città, di lusso, con una segretaria professionale e uno studio con la pareti tappezzate dagli attestati di master e corsi, è decisamente diverso da un bugigattolo in periferia arredato alla meno peggio.
Così come c’è una bella differenza tra il professionista di cui in tanti parlano e il perfetto sconosciuto.
Mi rendo conto che se ancora non sei affermato, questi elementi ti possono scoraggiare, se non addirittura irritare – ma è necessario che ti dica come stanno le cose: siamo ipnotisti, lavoriamo con le suggestione e quelli che ti ho appena citato sono dei potenti strumenti suggestivi.
E ovvio che se al momento non puoi usarli, ci sono altri elementi che puoi usare a tuo vantaggio.
Il primo è l’ipnosi istantanea.
E’ un elemento di cui parlo spesso e che puntualmente viene sottovalutato: le persone in linea generale hanno una pessima conoscenza di ciò che è l’ipnosi, e la rappresentano così come viene dimostrata in televisione.
Ovvero: con l’ipnotista che chiede al soggetto di guardarlo negli occhi per poi farlo cadere abbandonato tra le sue braccia.
Certo, noi sappiamo che questo ai fini del lavoro sulla persona è completamente inutile, ciò non toglie che nel momento in cui usi questo approccio dimostri a chi hai davanti che sei un vero ipnotista.
E’ ovvio che tu sia un vero ipnotista anche se non usi un approccio istantaneo, ma questo lo sappiamo noi addetti ai lavori, non necessariamente chi varca la porta del tuo studio.
L’ipnosi istantanea, in questo contesto, non ha altro scopo che mostrare alla persona che si sta rivolgendo a te che sei un professionista perfettamente competente nel proprio lavoro.
Insomma, ha il solo scopo di dare una dimostrazione di abilità, che crea un vero e proprio “effetto wow”, in grado di far passare il messaggio che le tue capacità sono più forti del problema che la persona ha portato in sessione.
Attenzione: l’approccio istantaneo – salvo in rarissimi casi – ha il solo scopo di dare una dimostrazione. Una volta effettuata questo, si potrà passare ad un approccio più calmo, dal quale si potrà condurre l’effettivo lavoro ipnotico.
Il secondo elemento che puoi usare per creare fede nel cliente/paziente è quello di creare risultati piccoli e graduali.
In questi casi uno degli errori più diffusi è quello di puntare alla così detta “miracle session“, con la quale si cerca di risolvere completamente il problema (se non addirittura tutti i problemi) della persona.
Questo approccio è assolutamente sconsigliabile a meno che tu non abbia davvero tantissima esperienza.
Quindi la cosa migliore è portare il soggetto ad ottenere piccoli e graduali risultati, che gli mostrano di volta in volta il potere del proprio inconscio.
L’idea principale è quella di partire da successi di volta in volta più grandi, che vanno ad alimentare la sua riserva di fede.
Ovviamente tutti i metodi che abbiamo visto sino a questo momento dovrebbero essere usati in sinergia. In alternativa usa quelli che sono maggiormente nelle tue corde.
Aspettativa
Se la fede è nei confronti dell’ipnosi e dell’ipnotizzato, l’aspettativa è nei confronti del cambiamento positivo.
Molto spesso mi capita di incontrare dei fumatori che partono dall’idea che qualsiasi cosa facciano non sarà mai più forte della loro voglia di fumare.
Non si aspettano nulla di buono dal percorso che stanno per fare… il che di certo non aiuta!
Se pensi che non importa cosa tu faccia a lavoro, comunque non avrai la promozioni che vorresti, molto probabilmente non farai nulla di ciò che deve essere fatto per raggiungere quel risultato… o se anche lo farai, lo farai certamente con un livello di energia e di impegno di gran lunga inferiore a quello che investiresti se fossi certo del risultato.
Al contrario, se le tue aspettative vanno nella direzione contraria (di conseguenza, sei certo che se ce la metti tutta i risultati arriveranno), ecco che sarà più facile per te accedere alle tue risorse e giungere all’obiettivo.
Questo stesso principio si può applicare al cambiamento di chi viene da te in sessione.
Come accennato l’errore in cui spesso si cade è credere che il lavoro dell’ipnotista sia quello di dare le suggestioni giuste.
Il che è vero, ma solo in un secondo momento.
Prima di tutto devi creare le condizioni affinché le suggestioni possano essere accolte.
Un buon approccio, in questi casi, è lavorare sulle convinzioni limitanti del cliente/paziente.
Prima ancora di lavorare sul problema, quindi, è necessario concentrarsi sull’aiutarlo ad avere una visione del percorso positiva, grazie al quale può effettivamente ottenere ciò che desidera.
In questi casi, l’ideale è mettere da parte il problema centrale, per concentrarsi su ciò che impedisce il cambiamento.
Si tratta un po’ di lavorare ai bordi, affinché tutte le resistenze che proteggono il cuore del problema possano progressivamente venire meno.
In conclusione…
Ricorda che ogni cambiamento è prima di tutto un processo.
Di conseguenza l’ipnosi deve essere uno strumento che aiuta il soggetto a percorrere questa strada, passando gradualmente per le giuste tappe.
Un ipnotista eccellente può riuscirci in un solo incontro (merito dello studio e di tantissima pratica), ma se non sei ancora a questo livello non devi demordere: datti tempo.
Quindi, quando incontri per la prima volta qualcuno nel tuo studio, ricordare di fare attenzione a questi tre elementi: desiderio, fede e aspettativa. E come prima cosa, rifletti sul modo in cui puoi amplificarli.
Ciò che conta davvero è che tu possa aiutare davvero le persone che si rivolgono a te, guidandole nel modo giusto, senza saltare nessun passaggio.
E poi, come per i più esperti, con lo studio e tantissima pratica, ti renderai conto che sarà sempre più facile accorciare i tempi!