Quando ero un novellino dell’ipnosi trovavo irritante che per ogni libro sull’ipnosi mi dovessi scontrare col solito capitolo storico.
Io volevo la “ciccia” e non me ne fregava niente di niente di come si faceva ipnosi 500 anni fa, dato che ormai non si fa più così.
Ma oggi, che di anni ne sono passati abbastanza da farmici sentire vecchio al solo pensiero, le cose sono cambiate.
Sia ben chiaro: trovo ancora noiose le solite solfe sulla storia dell’ipnosi, ma sono anche dell’idea che conoscere il passato sia utile.
In questo caso non tanto per aumentare il numero di pagine di un libricino striminzito, quanto per comprendere il motivo per cui molte mitologie sull’ipnosi oggi continuano ad esistere.
Se hai imparato a conoscermi, sai che parlo di ipnosi con dati alla mano, in modo scientifico e con razzocinio (e la dimostrazione la puoi trovare in ogni singolo articolo di IpnoCoaching). Da questo punto di vista sono un vero e proprio talebano: chi non ha questo approccio è un truffatore (forse in buona fede, ma pur sempre un venditore di fuffa).
Spesso sento parlare di ipnosi regressiva alla vite passate, di ipnosi per entrare in contatto con gli alieni o con gli spiriti. E sia ben chiaro, per me va benissimo, se si utilizza l’indagine scientifica. Ma, quando chiedo ai fantomatici colleghi di fare un’indagine degna di questo nome, vengo aggredito e insultato, perché non capisco e non sono pronto per capire.
Insomma, è come quando si chiede a qualcuno di argomentare una propria posizione e quello ti da del cretino perché non prendi per oro colato il suo verbo.
Ovviamente, non esistono solo questi loschi figuri ma se la scena italiana ne è piena non è necessariamente colpa di una più o meno consapevole malizia, ma è frutto proprio dell’evoluzione storica dell’ipnosi.
Infatti, negli anni l’ipnosi è cambiata molto, ma una cosa è rimasta costante: la sua presenza.
L’ipnosi (ovvero i metodi che consentono all’uomo di alterare la propria coscienza) è sempre stata presente, anche se il più delle volte non è stata chiamata in questo modo.
Alcuni studiosi fanno partire la storia dell’ipnosi nel XVIII secolo con F. A. Mesmer.
Le sue origini, però, sono molto più antiche.
Durante dei sopralluoghi in una tomba egizia è stato trovato uno script che, recitato in maniera ripetuta, causava nei soggetti che l’ascoltavano uno stato alterato di coscienza, e che veniva utilizzato per curare alcuni tipi di malattie.
Nella preistoria, invece, con alcuni riti venivano prodotti fenomeni molto simili a quelli prodotti grazie all’ipnosi. I sacerdoti e gli stregoni primitivi, infatti, praticavano vere e proprie forme di ipnosi: attraverso particolari musiche e danze veniva indotta una sorta di sonno magico, durante il quale apparivano improvvise visioni, il dolore veniva alleviato e tutti i pensieri spiacevoli potevano essere dimenticati.
Lo studio scientifico di tali fenomeni è stato ostacolato dall’associazione dell’ipnosi con la magia, col soprannaturale, associazione che dura in parte ancora oggi, almeno nella concezione popolare.
Infatti è uso comune, quando si parla della storia dell’ipnosi, far riferimento a quattro fasi distinte, che fanno riferimento a quattro differenti concezioni dei processi ipnotici.
Queste fasi sono le seguenti:
- Fase magico–religiosa: l’ipnosi viene vista come un espressione magica di un potere sovrannaturale. Un esempio può essere quello degli Chippewa, nel quale lo stregone inizia le pratiche di iniziazione proprio attraverso l’induzione di un “sonno magico”. Oppure si può pensare al prete cattolico Johann Gassman che curava i malati attraverso un processo esorcistico, che faceva leva sulle convinzioni religiose su cui si basava l’apparato di credenze di chi si sottoponeva al trattamento.
- Fase magnetico–fluida: in questa fase si sviluppa l’idea che la causa dei fenomeni ipnotici fosse riconducibile all’esistenza di un fluido magnetico animale, in grado di guarire scacciando la malattia dall’organismo.
- Fase psicologica: in questa fase si sviluppa l’idea della suggestione, del modo in cui dei messaggi possano attecchire all’inconscio. Si tratta di una fase che vede il sorgere delle prime scuole di ipnosi (come quella di Nancy) e l’utilizzo da parte di psicoterapeuti (tra cui anche Freud).
- Fase fisiologica: dopo la teoria sui riflessi condizionati di Pavlov si delinea una nuova interpretazione dell’ipnosi, che vede la suggestione come un riflesso condizionato: nell’ipnosi si verifica una parziale inibizione corticale, mentre la presenza di zone non inibite permette lo svolgimento dei vari fenomeni producibili.
Per comprendere bene questi periodi, voglio parlarti proprio di alcuni protagonisti.
Gli sciamani
Esistono ancora adesso e lavorano sia sul corpo che sulla mente, attraverso delle tecniche che potremmo facilmente ricondurre all’ipnosi. Nella loro concezione, lo scopo è quello di creare un collegamento tra il mondo reale e il mondo degli spiriti. Una volta che il soggetto è in questo stato, utilizzano i loro poteri per chiedere agli spiriti una guarigione.
Un caso molto interessante del loro modo di lavorare è dato da alcuni tecniche che utilizzano per estirpare la malattia. Infatti, quando alcuni sciamani devono aspirare via la malattia da un paziente fanno una cosa particolare: nascondono nella bocca due insetti. Questi insetti sono vivi e precedentemente allevati come spiriti protettori. Il primo insetto, infatti, serve allo sciamano affinché sia questi ad assorbire la malattia, così da non venirne infettato. Ma è il secondo ad avere un ruolo molto affascinante: serve per essere sputato al risveglio del paziente, per dimostrargli che quell’animale era dentro di lui e ora non più. Alla luce dell’ipnosi moderna potremmo definire questo come un atto di pseudo ipnosi, come quelli che vengono usati in fase di dimostrazione e che servono ad aumentare il livello di suggestionabilità del soggetto.
Ovviamente non voglio dire che lo sciamanesimo sia un arte da ciarlatani, anzi, si tratta di una disciplina più che rispettabile. Infatti l’ipnosi magico religiosa risulta essere estremamente potente, proprio perché si ancora alla spiritualità delle persone.
Il mio mentore, Robert Dilts, dedicò gran parte degli anni ‘80 a condurre ricerche su questo argomento: notando come i malati oncologici religiosi e convinti di essere parti di un disegno divino più ampio, a parità di trattamento, avevo possibilità maggiori di far recedere la mattia e di guarirne definitivamente.
Mesmer ed il magnetismo animale
Il primo tentativo di ricondurre nell’ambito delle dottrine scientifiche tali fenomeni, ritenuti magici e relegati sino ad allora nel regno della mistica e della magia, si ebbe nel XVIII secolo con F. A. Mesmer.
Mesmer parlava di un fluido universale presente in ogni tipo di materia, soggetto a irradiazione e concentrazione, attraverso il quale i pianeti esercitano influssi notevoli sul corpo umano.
Secondo gli studi di Mesmer, se il corpo presenta segni di malattia è perché c’è una disarmonia nella distribuzione dell’influsso proveniente dai pianeti.
Padre Hell, contemporaneo di Mesmer, aveva elaborato una speciale tecnica «magnetica» per la cura delle malattie, che ai suoi tempi riscosse un ottimo successo.
Una vivace disputa fra i due, riguardo la priorità della scoperta, si accese sino al punto in cui Mesmer fu indotto ad abbandonare la calamita e con essa il magnetismo minerale, per occuparsi del magnetismo animale.
Mesmer dimostrò, per difendersi dalle accuse di Padre Hell, che non solo la calamita poteva condurre il flusso magnetico, ma che tale fluido è simile a quello elettrico, potendo essere accumulato ed agire a distanza. Nel suo modo di operare, Mesmer si avvicinava al malato, toccava le sue parti infette e guardandolo intensamente negli occhi si metteva in sintonia con lui.
Dopo qualche anno Mesmer si trasferì a Parigi. Qui il successo fu grandissimo e l’afflusso dei pazienti enorme, così tanto che la tecnica individuale venne abbandonata in favore di una terapia di gruppo. I pazienti sedevano in una sala buia, intorno ad una grande vasca in cui erano disposte bottiglie piene di acqua magnetizzata. Mesmer passava fra loro fissandoli intensamente e sfiorandone i corpi con la sua mano o la sua bacchetta. Scene improvvise di convulsioni, di pianti, di risate, partivano da un solo individuo e spesso si trasmettevano all’intero gruppo.
Quello che ne seguiva erano miracolose guarigioni.
Le pratiche mesmeriche andavano sempre più diffondendosi, al punto che nel 1784 il Re di Francia decise di nominare due commissioni per indagare sul magnetismo animale.
I commissari negarono l’esistenza del magnetismo e proposero una spiegazione che si basava sul contatto, l’immaginazione e l’imitazione. I risultati dell’inchiesta vennero subito pubblicati, diffusi in Francia e all’estero, e diedero un colpo fatale al mesmerismo.
Mesmer con i suoi studi ed il suo lavoro aveva compiuto un passo decisivo: la scienza ufficiale era stata finalmente indotta ad esplorare un campo di fenomeni che fino allora era stato quasi completamente trascurato. Proprio per questo può essere considerato a tutti gli effetti il padre dell’ipnosi: gli elementi che caratterizzano il suo lavoro sono ancora oggi elementi caratteristici delle tecniche di induzione.
Charcot e la prima rivoluzione
La prima vera rivoluzione dell’ipnosi si ha con Charcot. Negli anni di insegnamento alla Salpétrière, era giunto ad una concezione dell’ipnosi completamente diversa da quella conosciuta fino a quel momento.
Charcot distinse i vari stadi dell’induzione ipnotica: letargo, catalessi, sonnambulismo, e le relative modificazioni nel tono muscolare e nei movimenti riflessi. Considerava l’ipnosi come un fenomeno patologico. Questa tesi venne presentata all’Accademia delle Scienze nel 1882 e incontrò ampi consensi.
Fu Bernbeim, sulla base di una ricca documentazione, a dimostrare la falsità delle tesi di Charcot. Secondo Bernbeim, infatti, lo stato indotto da Charcot non era la conseguenza di mezzi meccanici ma l’effetto della suggestione.
Le tre fasi dell’ipnosi descritte da Charcot, infatti, si dimostrarono non spontanee e costanti. Il punto fondamentale, però, è che la teoria di Charcot aveva suscitato finalmente l’interesse della scienza ufficiale, che dopo Bernheím aveva perso qualsiasi curiosità verso questa metodologia.
Dave Elman e la sua induzione
Elman comincia ad interessarsi di ipnosi a partire da quando, ancora ragazzo, constata con quanta efficacia un amico di famiglia fosse in grado di trattare felicemente il drammatico dolore sofferto dal padre, a motivo di un tumore da cui questi era affetto, utilizzando le tecniche ipnotiche di cui era un praticante.
Elman ha operato principalmente come ipnotista da palcoscenico, passando poi a tenere molte sessioni dimostrative delle sue tecniche anche presso molti operatori in campo medico e psicologico.
Conosciuto per “l’induzione di Elman”, induzione che viene considerata come uno dei protocolli classici da insegnare nelle scuole di ipnosi.
Questa induzione era nata come tecnica di induzione rapida della trance, poi è diventata una procedura canonica anche in molti contesti medici. Risulta molto popolare per la sua semplicità e perché al suo interno si trovano i test di profondità della trance, che misurano il livello di ipnosi della persona, e forniscono una indicazione diretta del successo dell’induzione. In ogni momento è possibile sapere a che livello di ipnosi si trova la persona e raramente si commettono errori di valutazione.
Milton Erikson e la Nuova Ipnosi
Milton Erickson è uno dei più autorevoli innovatori nell’uso della tecnica ipnotica. Egli concepiva l’inconscio del paziente come un luogo ricco di risorse fondamentali alla guarigione, anche se il paziente era ignaro di possedere questo immenso tesoro. Erikson individuava in tutti i soggetti capacità auto curative che scaturivano dalle esperienze passate del paziente.
L’ipnosi di Erikson si concentra sulla comprensione del problema nella sua forma attuale. Questa è una terapia pragmatica, tesa al risultato e focalizzata sul presente e sul futuro, non si sofferma sulle radici profonde del malessere, ma interviene sulle sue immediate manifestazioni. Con questa tecnica spesso, risolvendo un problema, si va ad innescare una reazione a catena positiva che facilita l’emancipazione da altre fonti di disagio.
Il metodo eriksoniano ridefinisce il rapporto terapeuta-paziente: mentre nell’ipnosi tradizionale il rapporto terapeutico è fortemente asimmetrico, con un ipnotista spesso autoritario e direttivo e un soggetto ipnotico passivo, nel metodo messo a punto da Milton Erickson è essenziale che tra terapeuta e paziente si crei una relazione di reciproco rispetto e collaborazione.
Oggi l’ipnosi Ericksoniana è una delle forme di ipnosi più praticate e che è stata studiata attraverso diversi esperimenti. Ed è proprio dalle collaborazioni tra Milton Erickson e la coppia Bandler e Grinder che tanto la PNL quanto l’ipnosi si sono date una mano a vicenda, arrivando in certi punti anche a confondersi.
Infatti, se da un lato la Programmazione Neuro Linguistica deve circa un terzo del suo fondamento teorico all’ipnosi (al punto tale che molti trainer e praticanti sostengono che tutta la PNL sia una forma di ipnosi), dall’altro lato c’è da dire che proprio il lavoro svolto da Bandler e Grinder (e, in seguito, dai loro allievi) ha contribuito in modo sostanziale all’approfondimento di questa metodologia, così come all’applicazione della stessa nei più svariati ambiti.
Ciò che ha portato la tecnica ericksoniana a diventare la tecnica più completa e flessibile deriva da una serie di circostanze:
- Fu proprio ai tempi di Erickson che si iniziarono a mettere a punto le tecnologie per monitorare l’attività del cervello, di conseguenza le prime ricerche medico scientifiche furono operate proprio in quel periodo.
- Basandosi sull’uso del linguaggio verbale si adatta alla perfezione al lavoro tanto generalizzato che specifico.
- Non contempla necessariamente l’uso della trance sonnambolica. Con Erickson si scoprì che si poteva indurre la trance anche in un soggetto che non dormiva. Questo rese l’ipnosi molto più flessibile e adattabili ai soggetto apparentemente resistenti.
- Il suo fu il primo e unico metodo ipnotico analizzato e scomposto, reso disponibile per l’apprendimento da parte di chiunque. In precedenza, l’apprendimento dell’ipnosi era relegato ad una fragile teoria, seguita dall’osservazione del maestro, in un meccanismo tipico della bottega. In seguito molte altre scuole hanno pratico questo metodo, ma in realtà hanno solo inserito i parametri ericksoniani per giustificare e rendere comprensibile il proprio approccio.
Ma perchè ti sto raccontando tutto questo?
Perchè come puoi notare l’ipnosi ha avuto una rilevanza scientifica da appena 50 anni.
Si tratta di una tecnologia molto potente ma che è stata riconosciuta solo di recente.
Ecco perchè oggi siamo ancora carichi di mitologie degne di un romanzo fantasy.
Certo, a volte queste mitologie hanno un fondo di verità ma questa verità non andrebbe cercata con lo sguardo del sognatore, ma con lume della conoscenza.
Ti ho accennato alla ricerca di Robert Dilts. Lui si fece una domanda: “Come è possibile che chi crede in Dio ha più possibilità di guarire?”
Molti al suo posto avrebbero dato una qualunque risposta. Lui no, con grande umiltà iniziò una ricerca e scoprì che queste persone attivano una zona del cervello che altre non attivano.
Ma per lui questo non era sufficiente, così si chiese: “Le persone non religiose la possono attivare ugualmente?”
Perchè a Robert non interessava solo capire, voleva creare un approccio in grado di mettere chiunque nella condizione di migliorare le sue probabilità di guarigione. E lo trovò.
C’è anche da dire che era estremamente motivato: in quegli anni sua madre si era ammalata di cancro e lui era disposto a fare tutto ciò che era in suo potere per aiutarlo. E lo fece.
Ecco perché è importante scindere l’approccio mistico da quello scientifico: il secondo ci offre la possibilità di comprendere sino a capire i meccanismi profondi di modo da rendere i metodi utili per chiunque e non solo per chi ci crede.
Ed ecco perchè condivido con te queste conoscenze. Che tu voglia avere successo nell’ipnosi con te stesso o con gli altri, devi comprendere a cosa ti stai approcciando, quali sono i miti collegati e trovare un meccanismo di feedback che ti aiuti ad avere risultati col maggior numero di persone possibili.
Siamo sinceri, è facile aiutare chi crede in te e non mette in dubbio nulla di ciò che fai (ed è pure così lenitivo per il proprio egocentrismo): la vera sfida è capire come aiutare chi non crede in te, chi non ha fiducia.
Qui sta tutta la differenza tra un professionista è un amatoriale della domenica pomeriggio.