Il nemico che ogni ipnotista deve affrontare quando ha a che fare per la prima volta con una persona sono le possibili resistenze. Non si tratta affatto di un nemico facile da affrontare, perché può assumere forme diverse, il che rende impossibile definire un’unica strategia (una tecnica “fine di mondo” per parafrasare il Dottor Stranamore).
Proprio per questo ho deciso di mostrarti in questo articolo alcune strategie personali che utilizzo per ammorbidire queste resistenze o per reincorniciarle in elementi che aiutano il soggetto ad andare in trance.
Ma andiamo per gradi.
Per resistenze intendo tutti quegli elementi che impediscono ad una persona di andare in trance: timori, convinzioni e valori possono intralciare – se non addirittura impedire – l’intero lavoro che si svolge in ipnosi.
A questo riguardo è opportuno fare una distinzione tra resistenze volontarie e resistenze involontarie.
Le prime sono tutte quelle resistenze che il soggetto volontariamente ti oppone nel momento in cui inizi ad ipnotizzarlo, le seconde invece sono quelle che oppone senza rendersene conto.
Quindi, passo subito a darti una brutta notizia: noi italiani siamo un popolo che potrebbe vincere i campionati di resistenza volontaria. Per quel che riguarda la mia esperienza personale, ho avuto la fortuna di viaggiare parecchio e, per forza di cose, mi è capitato di poter ipnotizzare persone di culture e nazionalità diverse. Questo mi ha fatto giungere ad una conclusione molto semplice, per quanto triste: gli italiani, quando si parla di ipnosi, innalzano volontariamente un sacco di muri.
Questa considerazione l’ho riscontrata anche in altri colleghi, con i quali mi è capitato di discutere per cercare di capire quale fosse il motivo.
Ti faccio un esempio molto pratico, quando sono all’estero e mi chiedono che lavoro faccio, non appena lo dico ecco che chi ho davanti mi chiede di provare l’ipnosi. Al contrario, in Italia, le reazioni più diffuse sono due:
- La paura, ovvero la persona che ho di fronte comincia a guardarmi con sospetto, terrorizzata all’idea che io, così, di punto in bianco, possa decidere di farle fare qualcosa che non vuole;
- La sfida, ovvero chi ho davanti si impettisce, e con fare energico mi dice qualcosa del genere: “Dai, fammi vedere se con me ci riesci”.
Sarò onesto, le resistenze volontarie sono molto difficili da aggirare e questo perché si basano su una ben precisa intenzione di non volere essere ipnotizzati. Questo tipo di resistenze si basano sull’impegno dei soggetti a fare tutto ciò che è in loro potere per non andare in trance.
Quindi, potresti dire loro di immaginare qualcosa ma molto probabilmente non lo faranno, oppure lo fanno per un secondo, per poi tornare di nuovo al pensiero di crearti una barriera.
Le resistenze involontarie, invece, non sono consapevoli. Magari la persona che hai di fronte vuole andare in trance, ma c’è qualcosa che la blocca. Potrebbe aver paura di perdere il controllo, oppure può temere che le possa accadere qualcosa di male.
Ad esempio, mi è più volte capitato di incontrare dei buoni soggetti ipnotici che allo stesso tempo avevano molte difficoltà ad andare in trance e che, dopo le indagini di rito, mi dicevano che erano già stati ipnotizzati, ma l’esperienza era stata negativa. Così, per quanto volessero provare di nuovo, c’era qualcosa che li tratteneva e li faceva balzare non appena sentivano che si stavano lasciando andare.
Ma in questo articolo non mi voglio focalizzare tanto sulle ragioni che spingono qualcuno a creare una resistenza, preferisco concentrarmi su ciò che puoi fare per superarle.
Proprio per questo ho deciso di proporti due elenchi, il primo con le strategie che puoi adottare quando incontri delle resistenze volontarie, il secondo per quelle involontarie.
Riconoscerle è molto facile: il più delle volte le resistenze volontarie sono dichiarate, a volte verbalmente (cioè la persona te lo dice in modo chiaro e tondo che sta alzando delle barriere), altre sono rese evidenti dall’atteggiamento, quasi sempre sfidante.
Tieni conto di un elemento importante: le resistenze volontarie vanno il più delle volte affrontate in contesti pubblici. Mi spiego meglio: è molto difficile (purtroppo, non improbabile) che una persona prenoti una sessione di ipnosi con te al solo scopo di crearti delle resistenze volontariamente. È più facile che questo capiti quando sei ad una conferenza, ad un corso, oppure un incontro introduttivo.
STRATEGIE PER LE RESISTENZE VOLONTARIE
1. Evita qualunque forma di sfida
Quando ti dicono “Voglio vedere se con me ci riesci”, limitati a chiarire che è inutile provare, puoi assicurargli subito che non ci riesci.
Chi cerca la sfida il più delle volte vuole lo scontro, quindi evita di offrirglielo.
Allo stesso modo, non rispondere a qualsiasi provocazione ti venga fatta sulle tue capacità di ipnotista. Anche in questo caso la persona è alla ricerca di uno scontro e non offrirglielo sarà il modo migliore per gestire la cosa.
Per quel che riguarda la mia esperienza personale, ho potuto notare che in alcuni casi questo comportamento ammorbidisce le resistenze.
2. Spiega che solo le persone molto intelligenti possono andare in trance
Questa strategia va usata con molta attenzione, perché è facile trasformarla in una sfida.
Di solito, se mi trovo in un contesto pubblico (come può esserlo una conferenza, o anche un corso) mi focalizzo su un buon soggetto ipnotico, dandogli dei rinforzi positivi.
Ad esempio mi complimento per la sua capacità immaginativa, per la sua creatività e per la sua intelligenza.
Poi, rivolgendomi al pubblico, spiego che è completamente errata l’idea che solo le persone poco intelligenti vanno in ipnosi, anzi, è vero il contrario. Andare in ipnosi vuol dire avere la capacità di capire, di seguire e di immaginare, tutte qualità delle persone con un alto Q.I.; gli stupidi di solito non hanno queste capacità ed ecco perché non possono essere ipnotizzate.
Il trucco – se così si può dire – è non rivolgere questo messaggio direttamente alla persona che ti fa resistenza.
Di solito questa strategia crea una pressione sociale per la quale la persona che ti fa resistenze o le abbassa o, semplicemente, evita di sfidarti.
3. Elimina il pubblico
Molto spesso le resistenze che vengono poste come una sfida sono esternate di fronte ad un pubblico. Ad esempio, sei con un gruppo di persone e, quando esce fuori che sai praticare l’ipnosi, lo sfidante del gruppo ti chiederà di provare ad ipnotizzarlo per dimostrare che non sei capace.
Ferme restando la strategie precedenti, ci sono buone possibilità che lo sfidante tenderà ad avere un comportamento diverso quando il pubblico è assente. Infatti, se ti sfida di fronte ad un gruppo di persone si sentirà in obbligo a rimanere fermo sulla sua sfida per evitare una brutta figura con le persone che ha davanti; questa pressione quindi sarà completamente assente nel momento in cui è da solo.
4. Mostrati interessato
Senza eliminare le strategie viste sino a questo momento, puoi affiancare l’interessamento.
Ovviamente non mi riferisco ad un interesse artefatto, quanto ad un interesse genuino verso la persona che hai di fronte.
Accantona tutto ciò che riguarda l’ipnosi, metti da tua parte l’intenzione di ipnotizzare la persona che ha di fronte e mostra unicamente un’onesta curiosità nei suoi riguardi.
Spesso questa attenzione genuina aiuta nella costruzione del rapport e, di conseguenza, allevia alcune resistenze.
STRATEGIE PER LE RESISTENZE INVOLONTARIE
5. Spiega cosa è davvero l’ipnosi
Gran parte delle resistenze involontarie derivano da una cattiva conoscenza dell’ipnosi.
La stragrande maggioranza delle persone sono convinte che l’ipnosi sia qualcosa con la quale viene controllata la mente altrui, e sono terrorizzate dall’idea che nello stato di trance la loro volontà possa essere piegata.
Proprio per questo, prima dell’induzione, è importante dedicare un po’ di tempo per comprendere qual è l’idea che il soggetto ha dell’ipnosi e mettere in chiaro che non potrai fargli fare nulla contro la sua volontà, non potrai fargli rivelare cose che non vuole dirti, così come non esiste per nulla il rischio che possa non svegliarsi (solitamente sono queste le paure più diffuse).
6. Scopri i suoi timori e reincorniciali
In questo caso si tratta di investigare sulle sue paure per rassicurarlo.
Fai domande, chiedi, informati e trasforma quelli che sono i suoi timori in motivazioni per andare in trance.
Si tratta di un lavoro che non è per niente facile, che consiste in un abile mix di domande e spiegazioni, per i quali si deve avere la stessa pazienza che si avrebbe con un bambino.
A volte in questi casi l’atteggiamento dell’ipnotista è molto frettoloso e seccato, anche perché spesso i timori che ascolta sono del tutto immotivati, ma si deve pensare al soggetto come ad un bimbo che ha appena visto qualcosa di spaventoso e non riesce a dormire.
Dirgli che è stupido avere paura e chiedere velocemente la situazione non lo farà dormire, anzi. Bisogna offrirgli tutto ciò che gli occorre per trasformare o superare le sue paure.
7. Elimina gli elementi che possono disturbare il rilassamento
A volte è difficile andare in trance perché c’è qualcosa che fisicamente lo impedisce.
Per farti un esempio molto semplice, immagina una donna che indossa la gonna. Molto probabilmente avrà difficoltà a lasciarsi andare: questo perché potrebbe rilassare troppo le gambe, oppure scivolando sulla poltrona in cui è seduta potrebbe far sollevare la gonna. Tutto questo non solo le crea tensione, ma focalizza la sua attenzione proprio su questa tensione.
Come puoi risolvere questa situazione?
In questo caso in particolare tieni sempre con te una coperta e, nel caso si presenta una donna con una gonna, chiedile se vuole mettersela sulle gambe.
In generale, invece, fai attenzione se nell’ambiente ci sono elementi che disturbano, così come se il soggetto si sente disturbato da qualcosa. E, ovviamente, riduci o azzera questo disturbo.
Per i fumatori accade qualcosa di simile: sono preoccupati da ciò che accadrà quando andranno in ipnosi e l’unico modo che conosco che per alleviare quella tensione è fumare una sigaretta. Ma ormai sono di fronte a te e non possono fumare. Il desiderio, però, è sempre lì presente ed è ciò che si frappone tra loro e tutto ciò che gli puoi proporre.
Anche in questo caso la soluzione è la più ovvia: proponigli se prima di iniziare la sessione vuole fumare una sigaretta.
Insomma, nota se c’è qualcosa che distrae il soggetto e fai il possibile per eliminare quella distrazione.
8. Usa delle induzioni graduali e progressive
Spesso si vuole impressionare il soggetto ipnotizzandolo velocemente. Ma questo potrebbe essere un grosso errore, specialmente se ha paura di quello che potrebbe accadergli nello stato di trance. In questi casi, io preferisco procedere dicendogli qualcosa del genere: “Se ti va ti aiuterò ad andare in trance gradualmente e lentamente. Così che potrai renderti conto che va tutto bene. In più, se ci dovesse essere qualcosa che non va, ti assicuro che ti basterà aprire gli occhi e da solo e automaticamente uscirai dall’ipnosi”.
Offrire al soggetto una forma controllo può essere estremamente utile. Ad esempio, potresti iniziare eseguendo solo un rilassamento, per poi passare ad un’induzione in cui suggerisci solo uno stato di sicurezza, per poi passare all’induzione ipnotica vera e propria.
Una delle strategie che usava Milton Erickson (e che risulta essere ancora estremante utile) consisteva nel chiedere al soggetto di alzare il braccio , per poi abbassarlo spontaneamente durante l’induzione man mano che si sente pronto ad approfondire la trance. Più lo abbassa e più va in trance.
Questo restituisce il controllo che teme di perdere e lo mette nella condizione ideale per farsi ipnotizzare.
9. STRATEGIA DA USARE PER OGNI FORMA DI RESISTENZA
Ciò che abbiamo visto sino a questo momento sono delle idee che puoi usare da sole o insieme quando ti ritrovi di fronte un soggetto che ha delle resistenze ad entrare in ipnosi. Si basano tutte sullo stesso e identico presupposto: chi hai di fronte sa che stai per ipnotizzarlo.
Ma cosa succede se chi hai di fronte non sa che stai per ipnotizzarlo?
La risposta è quasi scontata: semplicemente opporrà molte meno resistenze.
Se tu sai che io sto per fare qualcosa potrai alzare un muro oppure no, ma se non sai che sto per fare qualcosa neppure ti viene in mente di aver bisogno di difenderti, perché la tua attenzione sarà su altro.
Proprio per questo, tanto nel caso di resistenze volontarie che di resistenze involontaria può venire in tuo aiuto l’ipnosi conversazionale.
Se non sai di che si tratta, te lo spiego subito: il metodo conversazionale fu una forma di ipnosi sviluppata da Milton Erickson, che attraverso una semplice chiacchierata mandava in trance i suoi pazienti. Grazie a questa metodologia è possibile nascondere tanto le induzioni quanto le suggestioni, disseminandole all’interno di una normale conversazione.
Sono sicuro che questo articolo ti è stato utile, allo stesso modo sono curioso di sapere come utilizzerai queste idee e che risultati ti porteranno. Proprio per questo, se ti va condivi con me i tuoi risultati scrivendomi un commento.
Se, invece, vuoi approfondire questo tema,