La regressione ipnotica alle vite passate è un argomento particolarmente controverso, che spezza in due non solo la comunità degli ipnotisti, ma anche quella delle persone che si rivolgono all’ipnosi.
In questo articolo cercherò di affrontare l’argomento da una prospettiva il quanto più possibile oggettiva, tenendo le mie riflessioni personali unicamente per la fine (e rendendole davvero molto breve e stringate).
Mi piacerebbe, infatti, essere il più imparziale possibile, così da offrirti tutti gli elementi necessari per aiutarti a costruirti una tua idea.
Ma prima di vedere alcuni dei casi provati di ipnosi regressiva alle vite passate, cominciamo da quella che potrebbe essere la domanda più ovvia da porsi: perché mai una persona dovrebbe farsi ipnotizzare per scoprire la sua vita passata?
Abbiamo due risposte, una più ludica e una più seria.
Quella ludica ha a che fare con la curiosità, il semplice voler scoprire chi si era in una precedente reincarnazione. Nulla di più, così come nulla di meno.
Quella più seria, invece, ha a che fare con l’idea che traumi e incompiuti all’interno di una vita precedente possono trascinarsi sino alla vita attuale, riproponendosi ciclicamente e impedendo la propria realizzazione personale.
Da questo punto di vista, l’ipnosi regressiva alle vita passate risulta essere uno strumento per superare quei traumi, per dare compiutezza ad elementi che sono stati lasciati in sospeso, e di conseguenza, mettersi nella condizione di poter perseguire senza intoppi la propria realizzazione.
Ma questo genere di ipnosi può definirsi reale?
Nelle prossime righe voglio parlarti di alcuni casi di ipnosi regressiva alla vita passata scientificamente provati.
The search for Bridey Murphy
Cominciamo subito con uno dei casi americani più famosi sull’ipnosi alle vite precedenti. È 1956, quando Morey Bernstein – un ipnotista dilettante – riferì nel suo libro, The search for Bridey Murphy, di aver applicato la regressione ipnotica ad una massaia americana, Ruth Simmons, che descrisse una sua vita precedente nei panni, appunto, di Bridey Murphy, ragioniera irlandese, figlia di contadini nel 1800. Tale storia venne poi confermata da alcune ricerche eseguite in seguito. Questo portò un grande successo al libro, al punto tale che nei mesi successivi furono messi in vendita anche i dischi con le registrazione delle sessioni ipnotiche menzionate e – cosa abbastanza divertente – furono anche composte delle canzoni su questo argomento.
Le regressioni ipnotiche del dottor Thorwald Dethlefen
Lo psicologo tedesco Thorwald Dethlefen, affascinato dal lavoro di Bernestein, dal 1968 iniziò a fare sperimentazioni analoghe con pazienti e persone selezionate. Un soggetto di rilievo fu una giornalista che, in ipnosi, disse di essere vissuta come Anna Schwenzer e di essere nata a Neuen Brook il diciassette aprile del 1832. La giornalista stessa svolse delle ricerche che confermarono la vita passata, mentre in un’altra regressione un esperto di lingue identificò alcune parole in aramaico dette nella sua terza vita.
In altre ricerche, i successori della famiglia Schwenzer confermarono l’origine boema della loro casata, proprio come aveva detto la giornalista.
Verbali di altre regressioni sono stati riportati da Dethlefen nei suoi libri, tra cui Vita dopo la vita e L’esperienza della reincarnazione.
Le ricerche di Helen Wambach
Profonde e ricche di statistiche sono le applicazioni dell’ipnosi nelle investigazioni di vite anteriori, realizzate dalla psicologa americana Helen Wambach e relazionate nel suo libro Rivivere vite passate.
La psicologa nel 1966 lavorava al Medical Centre Monmouth, di Long Branch nel New Jersey, dove venivano curati con l’ipnosi i soldati colpiti in guerra da psicosi traumatiche.
Un giorno, mentre leggeva, ebbe una “modificazione di coscienza”, si sentì e si vide in un altro luogo, mentre attraversava un campo di stoppie sul dorso di una mula, leggendo il medesimo libro; sentiva il calore del sole alle spalle, la ruvidità del vestiti e l’andatura dell’animale lenta e ritmica. Fu come rivivere la vita di un pastore nel quale si stava identificando proprio in quel momento.
Per molto tempo si pose domande su questa esperienza e per avere la risposta dovette aspettare dieci anni, tempo per praticare circa 2000 sedute di regressioni ipnotiche, studiando circa mille persone, molte delle quali vedevano risolversi vari disturbi a seguito del ricordo di avvenimenti traumatizzanti non relativi alla presente vita.
Gli esponenti attuali dell’ipnosi regressiva alle vite passate
Come accennato, oggi più di ieri l’argomento dell’ipnosi regressiva alle vite passate risulta essere estremamente controverso. Il motivo, a mio avviso, risiede nella difficoltà di dimostrarla.
Mi spiego meglio: in molti dei casi riportati sino a questo momento, le regressioni sono state dimostrate, ma si tratta di una minima parte rispetto all’oceano di regressioni ipnotiche praticate. Da un punto di vista strettamente statistico possiamo definire questi casi come straordinari, mentre tutti gli altri vengono accettati per fede dell’ipnotizzato o fiducia nei confronti dell’ipnotista.
Attualmente, il punto di riferimento internazionale dell’ipnosi regressiva alle vite passate è Brian Weiss. Mentre in Italia abbiamo Angelo Bona. Se vuoi approfondire questo argomento da una prospettiva diversa, ti consiglio di visitare le loro pagine, troverai molte informazioni.
L’inaffidabilità della memoria
A questo punto voglio concentrarmi sull’altra corrente di pensiero, quella che ritiene l’ipnosi regressiva alle vite precedenti priva di qualsiasi fondamento scientifico.
Uno dei motivi che spingono a questa posizione è, come accennato, la difficoltà di poter provare ogni singola regressione.
Un altro motivo deriva dalla natura stessa della memoria umana.
Spesso, infatti, consideriamo il ricordo come una riproduzione fedele di ciò che è accaduto, quasi come fosse una foto in alta definizione o un video in 4K. In realtà non è affatto così e per comprenderlo ti basterà fare questo esperimento: chiedi ad un gruppo di amici di raccontarti uno stesso evento. Molto probabilmente ognuno inserirà o eliminerà i particolari. Anzi, potrebbe verificarsi anche un fenomeno particolarmente divertente: due o più amici potrebbero bonariamente litigare perché uno asserisce che è accaduto in un determinato modo, mentre l’altro sostiene che è andata in un modo diverso.
A tale riguardo sono molto interessanti gli studi della psicologa Elizabeth Loftus, docente presso l’Università della California, che dimostrò come è facilmente manipolabile la memoria e con quanta incidenza sono presenti i falsi ricordi.
Le sue ricerche sulle distorsioni della memoria risalgono ai primi anni settanta, quando iniziò a studiare l’effetto disinformazione. Questi studi dimostrano che, quando le persone che sono testimoni di un evento e sono poi esposte a informazioni nuove e ingannevoli, i loro ricordi risultano spesso distorti. Ad esempio, in un caso, i partecipanti osservavano la simulazione di un incidente automobilistico a un incrocio con segnale di stop; dopo l’osservazione, a metà dei partecipanti veniva suggerito che il segnale di stop fosse un segnale di precedenza. Alla successiva richiesta di indicare di quale segnale stradale si trattasse, quelli a cui era stato dato il suggerimento tendevano ad affermare di avere visto un segnale di precedenza. Gli esperimenti successivi si basarono proprio sulla creazioni di ricordi fittizi più complessi.
Questo elemento, quando si pratica l’ipnosi viene amplificato, al punto che spesso ciò che una persona ricorda potrebbe anche essere un ricordo falso, oppure un ricordo che per quanto non realmente accaduto altro non è che una simbolizzazione di qualcosa che è effettivamente avvenuta nel passato.
L’effetto distorsione del ricordo crea anche un dubbio inquietante: quanto di ciò che visualizza una persona mentre vive la sua vita passata è spontaneo e quanto, invece, è suggerito (volontariamente o involontariamente) dall’ipnotista?
Una riflessione personale
Per quel che mi riguarda non ho una posizione ferma su questo argomento. Credo fermamente che qualsiasi giudizio a riguardo abbia molto a che fare con le proprie convinzioni e la propria visione spirituale.
In più, reale o non reale, si è scoperto che lavorare su ricordi finti (come potrebbe essere una vita passata dal punto di vista di chi non ci crede) crea comunque degli effetti benefici, proprio perché altro non sono che simbolizzazioni di un altro ricordo o di un insieme di ricordi. Quindi, per dirla in breve: se anche avessimo la certezza che le vite passate fossero bufale, lavorare su di esse avrebbe comunque un forte impatto positivo.
Allo stesso modo, sono anche dell’idea che parlare di ipnosi regressiva alle vite precedenti possa creare grossi problemi in un certo tipo di persone.
Essere convinti che se non ci si riesce a realizzare la colpa è da cercare in una vita passata è una grave forma di deresponsabilizzazione. Questo aspetto, a dirla tutta, mi preoccupa non poco, perché spesso e volentieri porta ad una sorta di resa, nella quale per ottenere ciò che si desidera non c’è nulla da fare, proprio perché il tempo per fare ciò che doveva essere fatto ormai è molto lontano, alle proprie spalle.
Di conseguenza, un ipnotista non eccellente nella regressione alle vite passate, che non ha tanta esperienza in questo ambito, potrebbe (anche con tutte le buone intenzioni) acuire questa forma di deresponsabilizzazione e di resa.
Tu, invece, che idea ti sei fatto sulla regressione ipnotica alle vite precedenti?
Se ti va, fammelo sapere con un commento. E, se ti va di saperne di più su come usare l’ipnosi regressiva, puoi cliccare qui e scoprire il corso in cui ti rivelo come usare queste tecniche nelle tue sessioni di ipnosi.
Personalmente credo di aver sognato vite precedenti e sarei contenta di approfondire. La cosa che mi frena è affidarmi a una persona che fondamentalmente non conosco.
Cara Elena, il suo frenarsi è giustificato.
Per quanto io non sia un estimatore di questa disciplina, sono sicuro che esistano dei professionisti seri e attenti che possono guidarla in questo percorso.
Ho letto con interesse il suo articolo, in quanto da molto sono interessato all’argomento.
Mi permetto di osservare che tra i motivi per cui un individuo desidera farsi ipnotizzare ne ha dimenticato almeno un terzo:se ci si convince che esistono diverse vite vuol dire che la coscienza è immortale e la morte come la fine di tutto non esiste.
Sia chiaro io purtroppo penso che la morte sia la fine assoluta ma mai come in questo caso vorrei aver preso un granchio…
Ecco però dimostrato che il risultato a cui può condurre l’ipnosi può anche essere una nuova visione per così dire filosofica sulla vita e sulla morte.
Ciao Claudio, in effetti la tua osservazione è molto giusta. Non ha caso l’ho trattata – seppur in modo un po’ più ellettico – in un video postato su YouTube. Glielo segnalo nel caso sia interessato ad approfondire https://www.youtube.com/watch?v=DgfKwR27LJQ&t=1632s
Buongiorno mi chiamo Elisabetta, anch’io vorrei sapere di più sulle mie vite passate.
È vero che oltre alla tecnica ipnotica si può anche usare la tecnica Channeling dove l’operatore entra in contatto con le guide spirituali e poi riferisce quello che ha visto ?
Ciao Elisabetta, personalmente ho poca conoscenza sul Channeling, quello che posso dirti è che l’ipnosi non ha solo los cpo di farti rivivere la vita passata, quanto anche quello di creare un cambiamento che ti consenta di vivere meglio quella presente.
Hai mai provato queste tecniche?
Si, ho provato il channeling lo scorso mese ma domani farò l’ipnosi regressiva per vedere io personalmente alcune vite passate. Vorrei indagare sulle mie vite passate per capire chi ero, che ruoli avevo
Bè, Elisabetta sono curioso.
Fammi sapere come va!