Ipnosi istantanea: limiti e opportunità nella pratica psicologica

Se stai leggendo questo articolo sull’ipnosi istantanea, forse hai visto video di ipnotisti che, con un semplice gesto o una parola, sembrano far cadere le persone in uno stato di trance profonda in pochi secondi. E forse ti sei chiesto: “Quali sono i reali benefici e limiti dell’ipnosi rapida nella pratica clinica? Come posso applicare queste tecniche mantenendo l’integrità del percorso psicologico?

La risposta è complessa, ma necessaria da comprendere se vuoi davvero padroneggiare l’arte dell’ipnosi come strumento psicologico e non come semplice intrattenimento.

In questo articolo esploreremo la verità sull’ipnosi istantanea basata su evidenze scientifiche e best practice cliniche: i vantaggi e gli svantaggi dell’ipnosi rapida, i contesti appropriati per la sua applicazione, e le metodologie efficaci per integrare l’ipnosi veloce in un percorso psicologico professionale, strutturato e orientato al benessere del cliente.

Indice

L’ipnosi istantanea è un limite o una risorsa?

Cosa si intende per ipnosi istantanea

L’ipnosi istantanea, conosciuta anche come “rapid induction“, “fast hypnosis” o “shock induction” nell’ambito della psicologia clinica, è una metodologia che mira a indurre uno stato di trance ipnotica in tempi significativamente ridotti, spesso in pochi secondi.

Infatti, secondo la ricerca di Barabasz & Watkins (2005) nel loro testo “Hypnotherapeutic Techniques“, questo approccio si differenzia sostanzialmente dalle induzioni progressive tradizionali eriksoniane, che guidano gradualmente il cliente verso lo stato ipnotico attraverso suggestioni di rilassamento e focalizzazione calibrate sul soggetto.

L’ipnosi veloce nel contesto clinico utilizza diversi meccanismi neuropsicologici:

  • Interruzione di pattern cognitivi – una rottura improvvisa delle aspettative cognitive che, secondo gli studi di Yapko (2012), può temporaneamente sospendere i processi analitici coscienti
  • Sovraccarico sensoriale – un’improvvisa stimolazione multisensoriale che, come evidenziato nelle ricerche di Spiegel & Spiegel (2008), può sopraffà temporaneamente i filtri critici della mente cosciente
  • Comandi diretti e focalizzati – istruzioni precise che, secondo il modello di Bandler & Grinder sull’ipnosi ericksoniana rivisitata, possono bypassare i normali processi di elaborazione critica
  • Sfruttamento dell’effetto sorpresa – l’utilizzo dell’elemento inaspettato che, come documentato nella letteratura sull’ipnosi clinica (Yapko, 2019), può temporaneamente sospendere le resistenze conscie

Storicamente, queste tecniche sono nate principalmente come applicazioni da palcoscenico e si sono diffuse enormemente nell’ambito formativo grazie a video dimostrativi sui social media e a workshop che promettono risultati immediati e apparentemente miracolosi nel contesto della comunicazione ipnotica.

Tuttavia, la letteratura scientifica attuale evidenzia un punto critico fondamentale: l’efficacia dimostrata delle tecniche ipnotiche rapide in contesti di intrattenimento raramente si traduce in risultati equivalenti quando applicate in un setting psicologico professionale orientato al cambiamento terapeutico (Lynn, Kirsch, & Hallquist, 2008).

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I limiti dell’ipnosi istantanea nella pratica clinica e psicoterapeutica

La ricerca scientifica e l’esperienza clinica hanno evidenziato diversi limiti significativi nell’applicazione dell’ipnosi istantanea in contesti psicoterapeutici. L’analisi di questi limiti è fondamentale per comprendere quando e come integrare queste tecniche nella pratica professionale.

1. L’alleanza terapeutica e il rapport psicologico nel contesto dell’ipnosi veloce

La letteratura scientifica contemporanea è unanime nel riconoscere che l’alleanza terapeutica rappresenta il fondamento di qualsiasi intervento psicologico efficace. Infatti, una meta-analisi condotta da Flückiger, Del Re, Wampold, & Horvath (2018) ha confermato che la qualità della relazione terapeutica è il predittore più potente dell’esito positivo di un percorso psicologico, indipendentemente dall’approccio teorico utilizzato.

L’ipnosi rapida, per sua intrinseca struttura metodologica, rischia di bypassare questo processo fondamentale di costruzione dell’alleanza. Le tecniche di induzione veloce non consentono il tempo necessario per stabilire una relazione di fiducia, per comprendere le esigenze profonde del cliente, per co-costruire un patto terapeutico solido. Si tenta, in essenza, di condensare un processo relazionale complesso in pochi secondi di esperienza sorprendente.

Come sottolinea il dottor Michael Yapko in “Treating Depression With Hypnosis“:

“L’ipnosi clinica non rappresenta una scorciatoia per evitare il lavoro essenziale di costruzione della relazione terapeutica. Al contrario, è uno strumento che esprime la sua massima efficacia quando viene integrato in un contesto relazionale solido, caratterizzato da fiducia reciproca e comprensione profonda”.

2. La comprensione profonda del cliente viene bypassata

Le linee guida evidence-based per l’applicazione dell’ipnosi in contesti clinici, elaborate dall’American Psychological Association e dall’International Society of Hypnosis, sottolineano che prima di qualsiasi induzione ipnotica in un contesto professionale, risulta essenziale:

  • Raccogliere un’anamnesi psicologica dettagliata attraverso metodologie standardizzate di assessment
  • Comprendere gli obiettivi terapeutici specifici e le aspettative personali del cliente
  • Identificare eventuali controindicazioni cliniche o traumi pregressi che potrebbero essere attivati dall’esperienza ipnotica
  • Calibrare l’approccio ipnotico in base al profilo personologico, alle risorse cognitive e alle esperienze precedenti del soggetto
  • Valutare la suscettibilità ipnotica individuale attraverso strumenti validati come la Stanford Hypnotic Susceptibility Scale

L’applicazione dell’ipnosi istantanea nel contesto psicoterapeutico rischia di bypassare completamente queste fasi preparatorie cruciali, basandosi sull’assunzione erronea che un approccio standardizzato possa risultare efficace universalmente.

Come evidenziato nella ricerca di Elkins et al. (2015) pubblicata nel “Journal of Clinical and Experimental Hypnosis“, ogni mente risponde all’ipnosi in modo altamente individualizzato. Ovvero: ciò che facilita uno stato di trance terapeutica in un soggetto può generare resistenza, inefficacia o persino reazioni avverse in un altro.

3. L’effetto wow sostituisce l’efficacia terapeutica

La letteratura scientifica sull’ipnosi clinica evidenzia una distinzione fondamentale tra compliance comportamentale e cambiamento psicologico profondo.

Una ricerca sistematica condotta da Lynn, Kirsch, & Hallquist (2008) ha documentato come le induzioni rapide possono generare comportamenti di risposta immediata e apparentemente spettacolari. Il problema? Rraramente producono i cambiamenti neuropsicologici profondi necessari per un reale intervento terapeutico efficace.

Questo fenomeno è stato ulteriormente analizzato da Jensen e Patterson (2014) in uno studio pubblicato su “International Journal of Clinical and Experimental Hypnosis”. La ricerca ha dimostrato che l’ipnosi efficace dal punto di vista clinico produce cambiamenti misurabili nell’attività cerebrale attraverso tecniche di neuroimaging, mentre le risposte comportamentali superficiali tipiche delle induzioni da spettacolo non mostrano gli stessi correlati neurobiologici.

Il rischio concreto nell’utilizzo dell’ipnosi istantanea nel contesto clinico è quindi di creare un’esperienza che risulta:

  • Superficiale anziché trasformativa – focalizzata sull’impressione immediata piuttosto che sul cambiamento profondo
  • Temporanea anziché duratura – con effetti che non si mantengono oltre la sessione immediata
  • Orientata alla spettacolarizzazione – privilegiando l’impatto visibile rispetto al benessere psicologico autentico
  • Focalizzata sulla tecnica anziché sulla persona – con attenzione al metodo più che ai bisogni specifici del cliente

C’è una differenza fondamentale tra l’impressionare e l’aiutare. L’ipnosi istantanea eccelle nel primo, ma spesso fallisce nel secondo.

Uno studio di Lynn e Kirsch (2006) ha dimostrato che mentre le induzioni rapide possono produrre comportamenti di compliance superficiale, raramente generano i cambiamenti profondi necessari per un reale intervento psicologico.

Il rischio è di creare un’esperienza che è:

  • Superficiale invece che profonda
  • Temporanea invece che duratura
  • Orientata allo spettacolo invece che al benessere

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4. La personalizzazione dell’intervento psicologico è compromessa

Un principio fondamentale di ogni approccio psicologico evidence-based, come sottolineato dall’American Psychological Association nei suoi criteri per le pratiche basate sull’evidenza, è la personalizzazione dell’intervento.

La ricerca di Norcross & Wampold (2018) su “Psychotherapy” ha dimostrato che l’adattamento delle metodologie alle caratteristiche specifiche del cliente migliora significativamente gli esiti terapeutici.

Un percorso psicologico efficace è intrinsecamente personalizzato in ogni sua componente. Le parole, le metafore, le suggestioni, le tecniche utilizzate devono risuonare profondamente con la storia personale, il sistema valoriale, il linguaggio preferenziale e gli obiettivi specifici dell’individuo che abbiamo di fronte.

L’ipnosi rapida, per sua struttura metodologica, utilizza frequentemente script predefiniti e approcci standardizzati che non possono adattarsi alle infinite sfumature dell’esperienza umana individuale.

Come sottolineato da Milton H. Erickson, universalmente riconosciuto come il padre dell’ipnosi clinica moderna:

“Ogni induzione ipnotica dovrebbe rappresentare una nuova creazione specifica per quella particolare persona in quel momento specifico. Il terapeuta davvero competente calibra costantemente il proprio approccio sulle caratteristiche uniche del cliente, modificando ogni elemento dell’esperienza ipnotica per massimizzarne l’efficacia terapeutica”.

Un percorso psicologico efficace è profondamente personalizzato. Le parole, le metafore, le suggestioni utilizzate devono risuonare con la storia personale, i valori e gli obiettivi specifici dell’individuo.

L’ipnosi istantanea, per definizione, utilizza script standardizzati e approcci generici che non possono adattarsi alle infinite varianti dell’esperienza umana.

5. La percezione dell’ipnosi clinica viene distorta

Un aspetto particolarmente critico dell’utilizzo dell’ipnosi istantanea in contesti professionali riguarda l’impatto sulla percezione pubblica dell’ipnosi come strumento psicologico legittimo.

La ricerca di Landolt & Milling (2011) pubblicata su “American Journal of Clinical Hypnosis” ha documentato come le rappresentazioni mediatiche dell’ipnosi focalizzate sugli aspetti spettacolari contribuiscano significativamente a perpetuare misconcezioni dannose tra potenziali clienti e professionisti.

Quando l’ipnosi viene presentata principalmente come una tecnica rapida, sorprendente o quasi “magica”, si alimentano fraintendimenti scientificamente infondati che possono:

  • Generare aspettative irrealistiche nei clienti riguardo alla natura e ai tempi del cambiamento psicologico
  • Rinforzare il mito che l’ipnosi sia una forma di manipolazione piuttosto che un processo collaborativo basato sul consenso informato
  • Ridurre la credibilità scientifica dell’ipnosi come metodologia clinica validata da decenni di ricerca empirica
  • Creare confusione tra ipnosi da spettacolo e ipnosi clinica, ambiti con finalità, metodologie e standard etici profondamente diversi

Questo fenomeno non danneggia solo il singolo intervento, ma contribuisce a indebolire la percezione dell’intero campo dell’ipnosi clinica come strumento psicoterapeutico serio, scientificamente fondato ed efficace.

Quando l’ipnosi viene presentata come un trucco rapido o una tecnica magica, si alimentano fraintendimenti pericolosi che possono:

  • Creare aspettative irrealistiche nei clienti
  • Rinforzare l’idea che l’ipnosi sia manipolazione e non collaborazione
  • Sminuire la complessità e la profondità del lavoro ipnotico autentico

Questo danneggia non solo il singolo intervento, ma l’intero campo dell’ipnosi come strumento psicologico serio ed efficace.

Molti professionisti si chiedono: “Come posso dimostrare al cliente che sono un vero ipnotista se non riesco a produrre quegli effetti rapidi e visibili che si aspetta?”

Quando l’ipnosi istantanea diventa utile (e non solo spettacolare)

Detto questo, sarebbe un errore liquidare completamente l’ipnosi istantanea. Come ogni strumento, non è intrinsecamente positivo o negativo: dipende da come, quando e perché viene utilizzato.

Ecco i contesti in cui può avere un valore reale:

1. Quando è l’acceleratore di un processo già avviato

Quando il professionista ha già sviluppato una solida alleanza terapeutica con il cliente, ha acquisito una comprensione approfondita della sua storia, delle sue risorse cognitive ed emotive e delle sue specifiche difficoltà, l’ipnosi istantanea può diventare un metodo efficace per ottimizzare l’efficienza del processo terapeutico in corso.

In questo contesto clinico appropriato, l’implementazione di tecniche di induzione rapida non rappresenta un bypass dei passaggi fondamentali dell’intervento psicologico, ma piuttosto un’ottimizzazione temporale all’interno di un percorso strutturato, personalizzato e scientificamente fondato.

Come evidenziato nella ricerca di Kirsch, Montgomery & Sapirstein (1995), l’aggiunta di componenti ipnotiche a interventi psicologici già efficaci può aumentare significativamente l’effect size dei risultati terapeutici.

Uno studio condotto presso la Harvard Medical School (Spiegel & Spiegel, 2008) ha documentato come, in contesti di trattamento del dolore cronico, l’introduzione di tecniche di ipnosi rapida in fasi avanzate del percorso terapeutico ha permesso di ridurre significativamente i tempi complessivi di trattamento, mantenendo o addirittura migliorando gli outcome clinici per pazienti selezionati.

2. Come dimostrazione del potenziale dell’inconscio nel setting clinico

La ricerca di Yapko (2015) ha evidenziato come, per alcuni profili di clienti, particolarmente quelli con elevati livelli di scetticismo cognitivo o con limitate conoscenze sui processi ipnotici, una breve esperienza dimostrativa controllata può rappresentare un potente intervento psicoeducativo.

In uno studio pubblicato sul “Journal of Clinical Psychology” (Bryant, Guthrie, Moulds, Nixon & Felmingham, 2013), i ricercatori hanno documentato come l’utilizzo di brevi dimostrazioni ipnotiche all’interno di percorsi di terapia cognitivo-comportamentale per disturbi d’ansia ha migliorato significativamente l’aderenza al trattamento e ridotto i tassi di drop-out.

Implementare tecniche di ipnosi rapida con finalità dimostrativa può consentire al cliente di sperimentare direttamente:

  • La potenza dei processi di influenza psicologica
  • La plasticità dei meccanismi percettivi
  • L’accessibilità delle risorse immaginative
  • La possibilità di modificare temporaneamente esperienze sensoriali
  • La connessione mente-corpo nei processi di autoregolazione

Queste esperienze dimostrative, quando integrate in un contesto terapeutico strutturato, possono catalizzare quella che Prochaska & DiClemente (1983) hanno definito la transizione dalla fase di “contemplazione” alla fase di “azione” nel modello transteorico del cambiamento, creando le condizioni motivazionali per un lavoro psicologico più profondo e impegnativo.

3. Quando è uno strumento di potenziamento del rapport terapeutico

Un fenomeno particolarmente interessante, documentato nella ricerca di Yapko (2019) e confermato dagli studi di neuroimaging di Jensen et al. (2017), evidenzia come, paradossalmente, in specifici contesti clinici e con clienti selezionati, l’ipnosi rapida può contribuire al rafforzamento dell’alleanza terapeutica.

Quando il cliente sperimenta un cambiamento percettivo, emotivo o somatico rapido ma autentico all’interno di un contesto sicuro e professionale, può verificarsi quello che la letteratura specialistica definisce “effetto di amplificazione della fiducia terapeutica” (Wickramasekera, 2015). Questo fenomeno psicologico si manifesta attraverso:

  • Un incremento della percezione di competenza del terapeuta
  • Una riduzione dell’ansia anticipatoria legata al processo terapeutico
  • Un aumento della disponibilità ad esplorare contenuti emotivamente significativi
  • Un potenziamento delle aspettative positive sul percorso

La ricerca di Green, Laurence & Lynn (2014) ha evidenziato come questo fenomeno si verifichi principalmente quando l’esperienza ipnotica è:

  1. Proposta in modo etico e trasparente
  2. Congruente con gli obiettivi dichiarati
  3. Seguita da una elaborazione metacognitiva guidata

Come sottolineato da Erickson e confermato dalla moderna ricerca sull’ipnosi clinica: “L’obiettivo primario non è impressionare il cliente con la tecnica, ma costruire un ponte esperienziale verso un lavoro psicologico più profondo e trasformativo”.

Una riflessione personale: oltre il bisogno di dimostrare

Nei miei anni di esperienza come formatore e psicologo, ho osservato un fenomeno ricorrente che merita una riflessione autentica: la fascinazione quasi ossessiva di molti professionisti per l’ipnosi istantanea.

Dietro questa attrazione si nasconde spesso una dinamica psicologica profonda: l’insicurezza professionale. Quando un cliente varca la soglia del nostro studio, porta con sé un’immagine dell’ipnosi formata principalmente da ciò che ha visto nei media: l’ipnotista da palcoscenico che, con uno schiocco di dita, fa cadere persone in trance profonda tra gli applausi del pubblico.

Ed è qui che nasce il primo dilemma interiore per molti di noi: come posso dimostrare a questo cliente che sono un “vero ipnotista” se non riesco a produrre quegli effetti rapidi e visibili che si aspetta?

Riconosco di aver attraversato anch’io questa fase. L’urgenza di dimostrare la mia competenza, di “convalidare” la mia professionalità attraverso tecniche rapide e visibili, è stata una tentazione forte nei primi anni di pratica. Mi chiedevo se un cliente avrebbe messo in dubbio le mie capacità o l’efficacia dell’ipnosi stessa se non avessi prodotto un effetto immediato e tangibile.

Ho osservato colleghi brillanti e preparati angosciarsi per non riuscire a replicare quegli effetti immediati promessi in certi contesti formativi, mettendo in discussione il proprio valore professionale nonostante i successi terapeutici ottenuti con approcci più graduali e personalizzati.

Con l’esperienza, ho compreso che questa è una trappola cognitiva ed emotiva. La vera maestria nell’ipnosi clinica non sta nella velocità dell’induzione, ma nella profondità della trasformazione che facilitiamo. Sta nella capacità di creare una relazione terapeutica autentica, nell’arte di calibrare ogni intervento sull’unicità della persona che abbiamo davanti.

Quando ho iniziato ad essere completamente trasparente con i miei clienti, spiegando che l’ipnosi clinica è un processo profondo e personalizzato che richiede tempo e fiducia reciproca, ho notato un cambiamento significativo: invece di deluderli, questa onestà ha creato rispetto e ha elevato la percezione del lavoro che proponevo.

Credo sia tempo, per noi professionisti, di ridefinire il concetto di maestria in questo campo. La vera competenza non si misura nella capacità di impressionare, ma nella capacità di trasformare; non nella velocità dell’induzione, ma nella qualità e durabilità del cambiamento facilitato.

Invito i colleghi a esplorare onestamente le proprie motivazioni quando si sentono attratti dalle tecniche rapide: stiamo cercando di aiutare veramente il cliente o stiamo tentando di placare le nostre insicurezze professionali?

Stiamo rispondendo ai reali bisogni della persona o al fantasma dell’ipnotista da palcoscenico che tutti, in qualche misura, portiamo dentro di noi?

La vera sicurezza professionale nasce quando accettiamo che il nostro valore non dipende da effetti scenografici, ma dalla nostra capacità di accompagnare le persone in un percorso di cambiamento autentico, nei tempi e nei modi più adatti alla loro unicità.

Solo dopo aver abbracciato questa accettazione, potremo decidere con consapevolezza se usare l’ipnosi istantanea all’interno di una strategia ben strutturata.

L’ipnosi istantanea, quando correttamente contestualizzata, non è né miracolosa né inutile. Rappresenta piuttosto uno strumento clinico che, come tutti gli strumenti, acquisisce valore ed efficacia in base alle modalità e ai contesti di applicazione.

In un’era dominata dai social media e da strategie di marketing aggressive nel settore della formazione psicologica, è comprensibile la tendenza a farsi sedurre dalla promessa della rapidità, dell’effetto sorprendente, del risultato immediato. Tuttavia, come già ampiamente sottolineato, i professionisti della salute mentale con solida formazione scientifica riconoscono che il cambiamento psicologico autentico e duraturo richiede tempo, relazione terapeutica solida e profondità di intervento, come ampiamente documentato nella letteratura sulla psicoterapia evidence-based.

Le procedure evidence-based sono le più sicure quando si usa l’ipnosi istantanea

Integrare l’ipnosi istantanea con consapevolezza professionale

In breve: l’ipnosi istantanea non è né da demonizzare né da idolatrare. È uno strumento che, come tutti gli strumenti clinici a nostra disposizione, acquisisce valore ed efficacia in base al contesto di applicazione, alla preparazione del professionista e, soprattutto, ai bisogni specifici della persona che abbiamo davanti.

La chiave sta nell’integrazione consapevole: comprendere quando e come le tecniche rapide possono supportare il percorso psicologico, sempre all’interno di un approccio strutturato che valorizza l’alleanza terapeutica, l’assessment approfondito e la personalizzazione dell’intervento.

Se questo articolo ha stimolato in te il desiderio di approfondire l’argomento con un approccio equilibrato e scientificamente fondato, ti invito a fare il prossimo passo nel tuo sviluppo professionale.

Vuoi scoprire come integrare correttamente l’ipnosi istantanea nel tuo percorso professionale?

Dopo aver compreso i limiti e le potenzialità delle tecniche rapide, è il momento di passare alla pratica con una formazione che unisce rigore scientifico ed efficacia dimostrativa.

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Ricorda: la vera maestria non sta nel fare impressione rapida, ma nell’accompagnare le persone in un percorso di cambiamento profondo e duraturo. E questo richiede molto più di 30 secondi – richiede competenza, etica e una solida comprensione dei processi psicologici che rendono l’ipnosi uno strumento potente nel nostro arsenale professionale.

Domande frequenti sull’ipnosi istantanea

L’ipnosi istantanea è davvero efficace in un percorso psicologico?

Sì, ma solo se usata correttamente. Può essere utile come acceleratore all’interno di un percorso terapeutico già strutturato, ma non sostituisce il lavoro profondo necessario in psicoterapia.

L’ipnosi istantanea è pericolosa?

Non è pericolosa in sé, ma se usata senza un’adeguata valutazione o senza un’alleanza terapeutica solida, può generare reazioni impreviste o alimentare aspettative irrealistiche.

È possibile personalizzare l’ipnosi istantanea per ogni cliente?

Parzialmente. La natura standardizzata della tecnica riduce la possibilità di personalizzazione rispetto a induzioni più graduali e flessibili.

Quando è utile usare l’ipnosi istantanea?

Quando c’è già una buona alleanza terapeutica, come dimostrazione del potenziale dell’inconscio, o per rafforzare la fiducia del cliente in un contesto professionale sicuro.

Qual è il rischio principale legato all’uso dell’ipnosi istantanea?

Il rischio è scambiare l’effetto scenico per cambiamento terapeutico, trascurando la profondità, la personalizzazione e la relazione terapeutica.

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