In questo articolo voglio demolire uno dei falsi miti più diffusi, portato avanti dagli anni ’70 dall’industria della formazione nel campo dell’ipnosi.
Proprio per questo, ti consiglio di proseguire nella lettura per evitare di finire anche tu in questa trappola.
Hai mai sentito questa metafora?
Il cervello è un po’ come un computer: è composto da una parte fisica (l’hardware) e poi da una parte immateriale, i pensieri che lo compongono (i software).
Quando sento qualcuno dire una cosa del genere, devo procurarmi immediatamente dell’aloe tanta è l’orticaria che mi viene.
Infatti questa similitudine, per quanto affascinante, è errata da vari punti di vista.
Partiamo dall’inizio.
Prospettiva biologica
Da un punto di vista biologico, il cervello umano e un computer differiscono profondamente nella loro struttura e nel modo in cui processano l’informazione.
Mentre un computer è una macchina artificiale costruita con componenti elettronici che seguono regole precise, il cervello è un organo biologico complesso, caratterizzato da un funzionamento dinamico e adattivo che sfugge a una semplice comparazione con un dispositivo elettronico.
Struttura e funzionamento:
#1 – Componenti fisiche: un computer è costituito da componenti elettroniche come processori, memoria, e circuiti, che operano seguendo istruzioni precise. Il cervello umano, invece, è un organo biologico composto da neuroni, sinapsi e altri tipi di cellule, che interagiscono in modo complesso e non completamente deterministico.
2# – Trasmissione dei segnali: nei computer, l’informazione viaggia sotto forma di impulsi elettrici lungo circuiti ben definiti, con una precisione e una ripetibilità molto alta. Nel cervello, i segnali viaggiano attraverso reti di neuroni tramite impulsi elettrochimici (potenziali d’azione) che possono essere modulati da una serie di fattori biologici, come la concentrazione di neurotrasmettitori e l’efficienza sinaptica.
3# – Plasticità: il cervello umano è plastico, ovvero la sua struttura e funzione possono cambiare in risposta all’esperienza, un fenomeno noto come neuroplasticità. Al contrario, un computer non cambia il modo in cui i suoi circuiti funzionano a meno che non venga programmato o modificato fisicamente.
Elaborazione delle informazioni:
1# – Parallelismo vs sequenzialità: il cervello elabora l’informazione in modo massivamente parallelo, con miliardi di neuroni che lavorano simultaneamente. Un computer, per quanto potente, tende a funzionare in modo principalmente sequenziale, anche se i moderni processori multi-core tentano di imitare un certo grado di parallelismo.
2# – Codifica delle informazioni: nei computer, i dati sono codificati in modo binario (0 e 1). Nel cervello, l’informazione non è codificata in modo così semplice; è il risultato di complessi modelli di attività neuronale che non possono essere facilmente ridotti a semplici bit di dati.
In definitiva, la differenza fondamentale tra cervello e computer risiede nella natura organica e adattiva del primo rispetto alla rigidità e alla predeterminazione del secondo, rendendo l’analogia inadeguata per descrivere appieno il funzionamento biologico del cervello umano.
Prospettiva psicologica
Dal punto di vista psicologico, la metafora del cervello come un computer non riesce a cogliere la ricchezza dei processi mentali umani. La mente non è solo una macchina per elaborare dati; è la sede di emozioni, intuizioni, coscienza e creatività, aspetti che non hanno un parallelo diretto in un computer. Questa analogia, quindi, è limitata nel descrivere la complessità e la profondità della psiche umana.
Processi mentali:
1# – Coscienza e consapevolezza: Il cervello non si limita a processare informazioni; è sede della coscienza, dell’emozione, dell’intuizione e dell’autocoscienza, aspetti che non hanno un equivalente diretto in un computer. Mentre i computer possono eseguire calcoli complessi e simulare decisioni, non possiedono consapevolezza né esperienza soggettiva.
2# – Creatività e intuizione: La mente umana è capace di creatività, intuizione e pensiero astratto, processi che non possono essere replicati da un computer che segue istruzioni predefinite. Anche le intelligenze artificiali avanzate operano all’interno dei limiti delle loro programmazioni e non possiedono la capacità di innovare o comprendere nel senso umano del termine.
Emozioni e motivazioni:
1# – Reazione emotiva: Le decisioni umane sono spesso influenzate dalle emozioni, che derivano da un complesso intreccio di fattori biologici e esperienziali. I computer, invece, non provano emozioni e seguono le istruzioni basate su logiche rigide.
2# – Motivazione: Gli esseri umani agiscono sulla base di motivazioni intrinseche, desideri e valori personali, mentre un computer non ha motivazioni proprie; esegue semplicemente le istruzioni che gli vengono date.
Insomma, la mente umana va oltre la semplice elaborazione di dati, incorporando emozioni, coscienza e creatività, aspetti che non possono essere replicati o compresi pienamente attraverso la metafora del computer.
Ma perché professioni e non dell’ipnosi utilizzano ancora questo parallelismo?
Le risposte possono essere diverse.
In primo luogo, per quanto inesatta, è una metafora facile da comprendere… in grado di far passare un messaggio che probabilmente non sarebbe recepito se portato avanti correttamente, data la sua complessità.
In secondo luogo c’è l’ingenuità: è meraviglioso pensare alla nostra mente come un PC, perché questo vuol dire che per ottenere un cambiamento bisogna solo inserire l’app giusta.
In terzo luogo – e lo metto alla fine per galanteria – c’è l’inganno vero e proprio.
Parto da una esperienza personale.
Nella stragrande maggioranza delle telefonate di richiesta di informazioni che ricevo, quando chiedo perché la persona vuole affidarsi all’ipnosi mi arriva una risposta del genere:
voglio usare l’ipnosi così mi basta chiudere gli occhi, addormentarmi, e al mio risveglio ho superato tutti i miei problemi, perché tu hai riprogrammato la mia mente.
Quando spiego che questa idea ha più a che vedere con un film di fantascienza che non con la realtà, dall’altra parte ho una reazione del tipo: “Vabbè, allora come ipnotista non è un granché”
In realtà, se andiamo a spulciare la bibliografia sulla ricerca nel campo dell’ipnosi, noteremo che ogni test di successo è il risultato non di una singola sessione, ma di un ciclo di sessioni.
La domanda a questo punto potrebbe essere: ma dato che l’ipnosi non è così miracolosa, perché dovrei usarla o praticarla?
Perché, in primo luogo, i miracoli non esistono!
O almeno non sono alla mia portata, così come non sono alla tua portata.
In secondo luogo, anche se qualcosa non è miracoloso, non vuol dire che non sia efficace.
Per essere più chiaro, voglio riportarti alcuni dati presi da svariate ricerche e che ci dicono in che quantità precisa l’ipnosi è in grado di migliorare l’efficacia delle terapie con cui si integra:
- Gestione del dolore: il miglioramento dell’efficacia oscilla intorno al 42%
- Ansia e stress: l’ipnosi integrata alla terapia cognitivo comportamentale ha portato una riduzione dello stress superiore del 70% rispetto al solo utilizzo della terapia cognitivo comportamentale.
- Disturbi comportamentali: l’ipnosi migliora l’efficacia della terapia del 20-30%, in più si è notato che i cambiamenti sono a lungo termine.
- Disturbi psicosomatici: in questo caso il miglioramento è del 70-80%.
- Gestione del peso: il miglioramento è del 30% con dei risultati profondi che fanno sì che il soggetto non recuperi di nuovo il peso nei cinque anni successivi (come accade nella maggioranza dei casi).
In calce all’articolo troverai l’intera bibliografia da cui ho estratto questi dati.
Credo sia necessario affrontare questi argomenti con i numeri alla mano, senza raccontare storie aneddotiche che, con la scusa di non poter essere dimostrate o replicate, devono essere prese per vere quasi come un atto di fede.
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Per concludere…
… se sei un professionista dell’ipnosi o lo vuoi diventare devi stare molto attento.
Un po’ per ingenuità e un po’ per vera malizia, l’ipnosi spesso finisce per confondere l’elemento mitologico con quello reale.
Per questo è fondamentale essere in grado di distinguerli.
In più, proprio dato il ruolo che ricopriamo: è importante impegnarsi in una divulgazione reale.
Il rischio altrimenti è quello di contribuire alla creazioni di notizie false, che possono ingannare delle persone fragili che attirate dalla possibilità del miracolo, possono affidarsi a persone poco etiche, finendo dalla padella alla brace.
Ricorda: l’ipnosi è una forza per il bene e come tale deve essere trattata.
Fonti:
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