Se non sei un coach il titolo di questo articolo potrebbe sembrarti davvero strano, al punto tale da chiederti perché mai una persona che non ha un obiettivo dovrebbe rivolgersi ad un coach.
Se, invece, sei un coach è probabile che tu conosca perfettamente questa situazione: sei con il tuo cliente confuso, perché per quanto voglia lavorare su sé stesso, per quanto vuole costruire il miglior futuro per lui, non riesce ad avere la più pallida idea di quale possa essere il suo punto di arrivo.
Situazioni del genere, ad esempio, capitano di frequente nei contesti aziendali, specialmente quando il coachee si trova costretto a parlare con un coach per ordine della direzione: magari sino a quel momento non ha mai preso un po’ di tempo per chiedersi cosa vuole, ed ora l’azienda lo obbliga ad un percorso di coaching.
Fidati, la cosa può essere davvero spiazzante.
Oppure può capitare che il coachee durante la sessione snocciola tanti diversi obiettivi, spesso molto differenti, senza essere in grado di stabilire qual è il più importante o in quale si vuole impegnare per cominciare a lavorare.
In questo articolo voglio parlarti proprio del metodo che utilizzo in cui in questi casi; un metodo che, guarda caso, prevede un piccolo aiuto da parte dell’ipnosi.
Infatti in situazioni del genere può essere utile una proiezione verso un futuro molto lontano.
Cosa vuol dire?
Attraverso la conversazione o una trance formale, possiamo portare il coachee in un futuro molto lontano, per fargli visualizzare quella che potrebbe essere la sua giornata tipo.
Quando parlo di un futuro molto lontano, mi riferisco al mettere il coachee nella condizione di immaginare sé stesso ad almeno dieci anni nel futuro, se non addirittura venti anni nel futuro.
Invece, quando parlo di giornata tipo, mi riferisco al fatto che bisogna stimolare l’interlocutore non tanto a darci una visione vaga del futuro, quanto una vera e proprio elenco di attività che svolge durante una giornata nel futuro, da quando si sveglia a quando va a dormire.
Insomma, deve essere specifico nella descrizione dei comportanti, degli ambienti in cui si manifesteranno, insieme a quali persone… e così via.
Il motivo di tutto ciò è molto semplice, quando si fa questo si spinge il coachee a:
- Allontanarsi dai bisogni del presente: nel breve periodo ognuno di noi ha tante piccole attività che occupano tempo e creano disagio, come ad esempio pagare le bollette, discutere con qualcuno con cui non si ha voglia di parlare. Per questo quando si chiede a qualcuno di pensare ad un obiettivo, la prima cosa che gli viene in mente è l’evitamento di tutte queste difficoltà. Proporre un futuro molto lontano, presuppone che quelle faccende sono state superate già da tempo e questo aiuta il coachee a portare l’attenzione su ciò che vuole davvero e non più su ciò che vuole evitare.
- Concentrarsi sui comportamenti: molto spesso quando le persone immaginano il futuro lo fanno in modo molto vago, ma quando si concentrano sui comportamenti si ritrovano ad sviluppare la consapevolezza sulle attività pratiche da svolgere durante la quotidianità. Queste sono un po’ come i mattoni che danno forma alle nostre giornate. Solo dopo aver fatto questo il coachee può prendere in considerazione se quella giornata gli piace davvero, se si tratta di un punto di arrivo verso cui tendere.
- Immergersi in uno stato di assenza di limiti: è molto importante che la persona immagini un futuro nel quale la vita va esattamente come gli piacerebbe. Infatti, quando si usa questa strategia, la maggiore attenzione deve essere dedicata proprio affinché il coachee nell’immaginare il futuro eviti l’insorgere di pensieri limitanti che possono portarlo ad esprimere un futuro che gli appare più realistico ma che piace meno.
Ad esempio, gli si potrebbe chiedere: “Se tutto andasse nel modo migliore, esattamente come vorresti che andasse secondo le tue più rosee aspettative, come potrebbe essere la tua giornata tipo di qui a dieci anni”.
Come già detto, la risposta deve avere a che fare con la routine quotidiana: basta anche un semplice elenco delle attività che si svolgono dal mattino sino alla sera.
Per essere certi che il coachee abbia dato la risposta corretta (ovvero, corretta per sé stesso), occorre fare una piccola verifica. Anche in questo caso si tratta di una domanda: “Quanto ti piace questo futuro da uno a dieci?”
Se il voto è inferiore all’otto, allora bisogna lavorarci su, attraverso un’altra domanda: “Cosa dovrebbe essere presente in questo futuro per rendertelo ancora più piacevole”.
Se, invece, il voto è otto o superiore può andare bene. L’ideale sarebbe che il coachee si focalizzasse su un futuro a cui da come voto il dieci, ma è anche vero che ci sono delle persone che hanno enormi difficoltà ad assegnare dei voti pieni, così in questi casi ci possiamo accontentare dell’otto.
Una volta che questo futuro ideale è perfettamente chiaro, bisogna farlo concentrare su alcune domande:
- All’interno di questo futuro quali sono i progetti su cui sei impegnato? Quali sono le idee che ti passano per la mente?
- Quali emozioni provi in questo futuro?
- Di che cosa sei grato all’interno di questo futuro?
- Che cosa, che oggi è presente, hai lasciato andare? Cosa non ti trascini dietro? C’è qualcuno che hai perdonato? E questo cosa ti fa provare?
- Quali sono le persone che ami?
- Quali sono le persone da cui ricevi amore?
- Quali sono le cose che ti appassionano?
- In questo futuro, cosa hai imparato di davvero importante e che oggi ancora non sai?
Queste domande possono essere svolte tanto attraverso la conversazione, tanto all’interno di un contesto ipnotico formale.
Nel primo caso sarà opportuno assicurarsi che il coachee si lasci completamente andare rispondendo alla domanda, esaurendola completamente.
Nel secondo caso sarà opportuno creare col coachee un meccanismo che permetta di capire quando ha dato la sua risposta.
Ad esempio, mentre è nello stato di ipnosi gli si potrebbe chiedere di alzare il dito indice non appena ha finito di rispondere alla domanda. Così facendo si saprà esattamente quando è il momento opportuno per passare alla successiva.
Queste domande hanno lo scopo di portare una maggiore consapevolezza del futuro ideale proposto, e attivano degli stati emotivi che da un lato spingono il coachee a voler approfondire ulteriormente quel futuro, dall’altro lo affascinano al punto tale da motivarlo a realizzarlo.
Se il coachee ha fatto tutto ciò in trance, a questo punto lo si può svegliare. Altrimenti si può direttamente guidare l’attenzione del coachee a domandarsi cosa può iniziare a fare da oggi per realizzare quel futuro. Da questo punto in poi sarà molto facile per lui iniziare a trovare degli obiettivi per cui valga la pena darsi da fare.
Una forma di intake
Questa strategia può essere utilizzata anche con un coachee che ha le idee molto chiare su ciò che vuole. Anzi, in realtà potrebbe essere tranquillamente utilizzata nell’intake.
Infatti, una delle cose che si possono notare quando la si utilizza è che pure il coachee più deciso e determinato, una volta aver riflettuto attentamente sul proprio futuro ideale, tende ad apportare delle correzioni nei confronti dell’obiettivo dichiarato.
Se questo accade è perché quando approfondiamo il nostro futuro ideale, inseriamo il nostro obiettivo all’interno di un contesto molto più ampio. Di conseguenza, per forza di cose, non potrà che trasformarsi, adattandosi proprio alla prospettiva temporale nella quale è stato inserito.
È importante comprendere che quando la prospettiva cambia, l’obiettivo non può fare a meno di adeguarsi alle nuove informazioni acquisite.
Personalmente questo è uno dei modi con cui inizio il lavoro di coaching non solo per i motivi espressi sino ad ora, ma anche perché nel momento in cui il coachee vive l’esperienza del futuro ideale nello stato di trance, comincia a connettersi con le risorse che presume di avere in quel futuro, ovvero quelle risorse che ha dovuto sviluppare per avere quel tipo di vita.
Si tratta di iniziare a fargli toccare con mano la fonte di energia che ha a disposizione, così che accedervi sarà più facile e più credibile.
Infatti, non è facile immaginare bene il proprio futuro. Se così non fosse non avremmo così tante persone che nell’immaginarlo si ritrovano a dire cose del tipo: “Troppo bello per essere vero”, oppure “Questa è tutta fantasia”.
Quando parlo di immaginare bene, intendo immaginare qualcosa nutrendo la fiducia di vederlo realizzato.
Quando si sfrutta l’ipnosi per usare questa strategia, il futuro che si crea non è solo meraviglioso ma viene percepito anche come realizzabile.
Questo ultimo elemento deve essere assolutamente presente: un coachee può impegnarsi solo in un obiettivo che vede come realizzabile, se non lo percepisce come tale non troverà mai la motivazione per mettersi in azione.
Scheda tecnica
Quindi, per tirare le somme, voglio proporti uno schema molto semplice che sintetizza l’intero processo che abbiamo visto e ti consente di utilizzarlo in modo semplice.
Si tratta di un pattern in quattro tempi, che ti consente di portare il tuo cliente nel suo futuro ideale, di modo da metterlo nella condizione di scoprire quali sono i suoi veri obiettivi, oppure per aiutarlo ad inserire i suoi obiettivi in una prospettiva più ampia.
Fase 1 – Focus
Fai focalizzare il coachee su come vorrebbe che fosse il suo futuro ideale di qui ad almeno cinque anni. Attenzione: guida la sua visione all’interno di un futuro che gli piace.
Fase 2 – Agenda
Guida il coachee a visualizzare quali sono le azioni che intraprende nella sua quotidianità. L’idea è proprio quella di buttare giù un agenda dettagliata di una giornata qualunque all’interno di quel futuro. Lo scopo non è tanto quello di puntare su un momento straordinario di quel futuro, quanto sull’ordinario. Insomma, per sinetizzare tutto, gli si potrebbe domandare: “Ora che sei nel tuo futuro ideale, in cui hai ottenuto ciò che desideri, come organizzi la tua giornata? Mettiamo il caso che è il mercoledì di una settimana qualsiasi, cosa fai da quando ti svegli a quando vai a dormire? Con chi? E dove?”
Fase 3 – Verifica
Controlla se il futuro che ha visualizzato è davvero un futuro che lo attrae e che gli piace. Quindi puoi domandare: “Da uno a dieci quanto ti piace questo futuro?” Se il voto è inferiore all’otto chiedi di modificare quel futuro aggiungendo o togliendo elementi sino a quando non piace almeno otto.
Fase 4 – Approfondimento
È venuto il momento di approfondire ulteriormente quel futuro, con delle domande che guidano l’attenzione del coachee ad andare ulteriormente in profondità. Se nella fase due ci siamo concentrati su comportamenti e ambiente, queste domande hanno un risvolto che abbraccia elementi come le convinzioni, i valori e l’identità, quindi conduce il coachee a salire sempre più in alto nei suoi livelli logici.
Le domande per fare ciò sono le seguenti:
- All’interno di questo futuro quali sono i progetti su cui sei impegnato? Quali sono le idee che ti passano per la mente?
- Quali emozioni provi in questo futuro? E come mai?
- Di che cosa sei grato all’interno di questo futuro?
- Che cosa, che oggi è presente, hai lasciato andare? Cosa non ti trascini più dietro? C’è qualcuno che hai perdonato? E questo cosa ti fa provare?
- Quali sono le persone che ami?
- Quali sono le persone da cui ricevi amore?
- Quali sono le cose che ti appassionano?
- In questo futuro, cosa hai imparato di davvero importante e che oggi ancora non sai?
Conclusioni
Il lavoro principale di un coach riguarda l’accompagnare il coachee al raggiungimento del suo futuro ideale: è possibile delineare questo futuro focalizzandosi su uno o due obbiettivi per volta; ma c’è il rischio che questi obiettivi non siano necessariamente allineati tra loro, così come ci sono buone possibilità che vengano decisi da una situazione di privazione, dovuta da una difficoltà presente nel breve periodo.
Le urgenze possono essere una grossa interferenza nel raggiungere ciò che si desidera: infatti, siamo più motivati a scappare da ciò che non ci piace, rispetto al dirigerci verso la propria direzione ideale.
Il problema deriva dal fatto che la strada che ci allontana da ciò che non vogliamo non sempre coincide con quella che ci conduce a ciò che desideriamo.
Anzi, in certi casi scegliere la strada dell’evitamento rischia di mettere il coachee in una mentalità che lo focalizza costantemente all’allontanarsi da ciò che non vuole, senza prendere in considerazione quello che vorrebbe fosso il suo vero punto di arrivo.
Proprio per questo, prima di focalizzarsi sugli obiettivi può essere utile proiettarlo in un futuro lontano, per fargli visualizzare in modo chiaro la sua vita ideale. Una volta stabilito questo punto di arrivo, ecco che gli obiettivi che si andranno a delineare; da questo momento in poi saranno coerenti con la visione del proprio futuro ideale e avvicineranno sempre più al tipo di vita che si desidera.
Niente male, vero?
Tu, invece, come ti comporti?
Quando incontri un coachee che non conosce i suoi obiettivi, oppure quando ti rendi conto che tutto ciò che desidera è evitare qualcosa, in che modo gestisci la situazione?
Da parte mia ti ho offerto il mio metodo, qual è invece il tuo?