Chi può praticare l’ipnosi? Ecco cosa dice la legge italiana

Nel panorama delle professioni d’aiuto in Italia, l’ipnosi clinica rappresenta uno strumento terapeutico dalla comprovata efficacia, ma il suo utilizzo è soggetto a precise disposizioni normative. In questo articolo voglio fornirti una panoramica chiara del quadro giuridico italiano relativo alla pratica dell’ipnosi, analizzando quali professionisti possono legittimamente utilizzarla, in quali contesti, e quali sono le implicazioni legali per le diverse categorie professionali.

L’obiettivo è offrire ai professionisti della salute mentale, coach e counselor un riferimento per orientarsi correttamente in questo ambito, evitando i rischi di sconfinamenti in aree riservate che potrebbero comportare conseguenze legali significative.

Che cos’è l’ipnosi clinica?

Partiamo da una definizione: l’ipnosi clinica si configura come un metodo che impiega uno stato modificato di coscienza caratterizzato da:

  • Aumentata concentrazione
  • Ridotta consapevolezza periferica
  • Incrementata ricettività alla suggestione

Questi elementi vengono utilizzati per facilitare cambiamenti nel paziente. A differenza dell’ipnosi da spettacolo o motivazionale, l’ipnosi clinica è specificamente orientata al trattamento di disturbi psicologici, comportamentali e psicosomatici all’interno di un percorso strutturato.

Applicazioni dell’ipnosi

La letteratura ha documentato l’efficacia dell’ipnosi nel trattamento di numerose condizioni:

  • Disturbi d’ansia e fobie: interventi ipnotici strutturati si sono dimostrati efficaci nella riduzione dei sintomi ansiosi e nel trattamento delle fobie specifiche.
  • Gestione del dolore cronico e acuto: l’ipnosi ha mostrato risultati significativi nella modulazione della percezione del dolore.
  • Disturbi alimentari: le tecniche ipnotiche possono intervenire efficacemente sui pattern cognitivi e comportamentali disfunzionali.
  • Disturbo post-traumatico da stress: l’ipnosi permette un accesso controllato e graduale al materiale traumatico.
  • Medicina psicosomatica: applicazioni per sindrome dell’intestino irritabile, cefalee croniche, asma e dermatiti
  • Supporto in ambito medico-chirurgico: gestione dell’ansia pre-operatoria e riduzione del dolore.
  • Disturbi dell’umore e dipendenze: come intervento complementare in protocolli integrati.

L’efficacia dell’ipnosi è direttamente correlata alla competenza professionale di chi la pratica, che deve possedere non solo padronanza della tecnica ipnotica, ma anche approfondita conoscenza della psicopatologia.

Il quadro normativo italiano sull’ipnosi clinica

L’ordinamento giuridico italiano inquadra l’ipnosi clinica nell’ambito delle attività terapeutiche riservate a specifiche categorie professionali. Questa classificazione deriva da una complessa architettura normativa sviluppata nel tempo.

Fondamenti legislativi

Il fondamento giuridico di questa riserva professionale si articola attraverso diverse fonti normative:

  1. Legge n. 56 del 18 febbraio 1989 (Legge Ossicini): Stabilisce all’art. 3 che “l’esercizio dell’attività psicoterapeutica è subordinato ad una specifica formazione professionale” e che è “riservato agli iscritti negli albi degli psicologi o dei medici”.
  2. Regio Decreto n. 1265 del 27 luglio 1934 (Testo Unico delle Leggi Sanitarie): Rappresenta un cardine nella definizione delle professioni sanitarie e nella punizione dell’esercizio abusivo.
  3. Legge n. 175 del 5 febbraio 1992: Disciplina la pubblicità sanitaria e pone divieti relativi alla promozione ingannevole di trattamenti.
  4. Legge n. 4 del 14 gennaio 2013: Regolamentando le professioni non organizzate in ordini, stabilisce che tali professionisti non possono svolgere attività riservate per legge a soggetti iscritti in albi professionali.

Orientamenti giurisprudenziali

La giurisprudenza ha svolto un ruolo determinante nel definire i confini dell’utilizzo dell’ipnosi in ambito clinico:

  • Cassazione Penale, Sez. VI, sentenza n. 22268 del 2005: Stabilisce che l’ipnosi, quando impiegata con finalità terapeutiche per affrontare problematiche psicologiche, rientra nelle attività riservate agli iscritti all’Ordine degli Psicologi o dei Medici.
  • Cassazione Penale, Sez. VI, sentenza n. 40291 del 2012: Ha ribadito che anche tecniche di rilassamento profondo e suggestione, quando utilizzate con intento terapeutico, ricadono nell’ambito delle attività riservate ai professionisti sanitari.
  • Tribunale di Milano, sentenza del 13 marzo 2014: Ha qualificato come esercizio abusivo della professione l’attività di un “ipnoterapeuta” privo di titoli.
  • Cassazione Penale, Sez. VI, sentenza n. 17702 del 2018: Conferma che l’ipnosi utilizzata per trattare disturbi psicologici o patologie rientra nell’ambito dell’attività sanitaria riservata.

Pareri autorevoli

A completare il quadro normativo contribuiscono anche i pareri di organi istituzionali:

  • Parere del Consiglio Superiore di Sanità (13 luglio 2011): Ha definito l’ipnosi medica come “una pratica clinica che utilizza suggestioni, parole ed immagini mentali con finalità terapeutiche”, stabilendo che è riservata a medici e psicologi.
  • Posizione dell’Ordine Nazionale degli Psicologi: L’Ordine ha confermato che l’ipnosi, quando impiegata per obiettivi terapeutici, rientra negli atti tipici della professione psicologica.
  • Linee guida della Società Italiana di Ipnosi (SII): Ha stabilito che l’ipnosi clinica è una tecnica riservata a professionisti della salute mentale qualificati.

Distinzioni giuridicamente rilevanti

La giurisprudenza ha tracciato anche alcune importanti linee di demarcazione:

  • Ipnosi clinica vs ipnosi da intrattenimento: L’ipnosi utilizzata in contesti di spettacolo, senza finalità terapeutiche, non costituisce esercizio abusivo della professione.
  • Approccio olistico vs trattamento terapeutico: Tecniche di rilassamento che non vengono presentate come cure per patologie specifiche possono essere praticate anche da professionisti non iscritti a ordini sanitari.

Sanzioni per l’esercizio abusivo

Le conseguenze penali per chi pratica l’ipnosi clinica senza le necessarie qualifiche sono state recentemente inasprite:

  • Legge n. 3/2018 (Legge Lorenzin): Ha aumentato le pene per l’esercizio abusivo di una professione sanitaria, prevedendo la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa da 10.000 a 50.000 euro.
  • Cassazione Penale, sentenza n. 11545 del 2019: Ha confermato l’applicabilità delle nuove sanzioni anche ai casi di esercizio abusivo dell’ipnosi con finalità terapeutiche.
La Legge Lorenzin prevede reclusione da 6 mesi a 3 anni e multe da 10.000 a 50.000 euro per esercizio abusivo della professione sanitaria.

Perché l’ipnosi clinica è riservata ai professionisti sanitari?

La limitazione dell’uso dell’ipnosi clinica a professionisti sanitari qualificati si fonda su presupposti tecnico-scientifici ed etici fondamentali.

Competenza Diagnostica e Clinica

La motivazione principale risiede nella necessità di una solida competenza diagnostica:

  • Assessment preliminare: L’utilizzo dell’ipnosi richiede una valutazione che solo un professionista con formazione clinica può condurre, escludendo controindicazioni psicopatologiche.
  • Diagnosi differenziale: Un professionista sanitario dispone degli strumenti per discriminare tra condizioni diverse che possono presentare sintomatologie simili.
  • Integrazione nel piano terapeutico: L’ipnosi clinica va inserita in un piano terapeutico complessivo specifico per il paziente.

Gestione delle emergenze cliniche

Durante le sedute ipnotiche possono emergere situazioni critiche che richiedono competenze specifiche:

  • Abreazioni emotive intense: L’ipnosi può facilitare l’accesso a contenuti traumatici che richiedono una gestione competente.
  • Manifestazioni psicopatologiche latenti: Lo stato ipnotico può attivare quadri psicopatologici precedentemente compensati.
  • Reazioni fisiologiche anomale: Alcune persone possono manifestare reazioni fisiologiche inusuali durante l’ipnosi.

Vincoli Deontologici e Responsabilità Professionale

I professionisti sanitari sono vincolati da codici deontologici rigorosi:

  • Obbligo di aggiornamento continuo: Garantisce l’implementazione delle più recenti evidenze scientifiche.
  • Segreto professionale: Tutela delle informazioni sensibili che emergono durante le sedute.
  • Consenso informato: Garantisce che il paziente sia pienamente consapevole della natura dell’intervento.
  • Responsabilità civile e penale: I professionisti sanitari rispondono delle loro pratiche.

I rischi dell’esercizio improprio dell’ipnosi

L’utilizzo dell’ipnosi da parte di persone non qualificate comporta rischi significativi per i soggetti che vi si sottopongono.

Rischi psicopatologici

  • Riattivazione traumatica non contenuta: Il soggetto può rivivere esperienze traumatiche con intensità ri-traumatizzante.
  • Induzione di falsi ricordi: In stati di aumentata suggestionabilità è possibile indurre involontariamente ricordi distorti.
  • Scompenso di quadri psicopatologici latenti: L’ipnosi può attivare o esacerbare disturbi psichiatrici preesistenti.
  • Induzione di dipendenza psicologica: L’esperienza ipnotica può generare una forma di dipendenza relazionale.

Rischi di natura medica

  • Mancato riconoscimento di patologie organiche: Sintomi interpretati erroneamente come psicologici possono essere manifestazioni di condizioni mediche.
  • Interferenze con terapie farmacologiche: L’ipnosi può interferire con l’efficacia di alcuni trattamenti farmacologici.
  • Effetti paradossi su parametri fisiologici: Possono verificarsi alterazioni dei parametri fisiologici che richiedono monitoraggio.

Rischi di Carattere Etico-Legale

  • Violazione del segreto professionale: Solo i professionisti sanitari sono vincolati giuridicamente al rispetto del segreto professionale.
  • Mancanza di consenso realmente informato: È necessaria un’informazione completa sui rischi e benefici dell’ipnosi.
  • Assenza di tutele assicurative: Gli operatori non qualificati generalmente non dispongono di adeguate coperture assicurative.

Cosa possono fare coach e counselor con l’ipnosi?

La questione diventa interessante quando parliamo di figure professionali come coach e counselor. Possono utilizzare tecniche simili all’ipnosi nel loro lavoro?

La risposta è: sì, ma con limiti ben precisi. Coach e counselor possono utilizzare tecniche di rilassamento e visualizzazione guidata, purché:

  • Non abbiano finalità terapeutiche: non devono proporsi di curare disturbi psicologici o patologie
  • Non promettano guarigioni: devono evitare di presentare i loro interventi come soluzioni a problemi di salute
  • Usino una terminologia appropriata: termini come “terapia” o “cura” sono riservati all’ambito sanitario
  • Si concentrino sul benessere generale: possono aiutare a migliorare prestazioni, motivazione o benessere
  • Siano trasparenti sui limiti: devono chiarire che il loro lavoro non sostituisce eventuali trattamenti sanitari

Applicazioni legittime per coach e counselor

Ecco alcuni esempi di come coach e counselor possono utilizzare legittimamente tecniche di rilassamento guidato:

  • Aiutare un atleta a visualizzare la performance perfetta prima di una gara
  • Guidare esercizi di rilassamento per gestire lo stress quotidiano
  • Supportare una persona nel visualizzare il raggiungimento dei propri obiettivi
  • Facilitare l’accesso a risorse interiori per affrontare sfide lavorative

Tuttavia, anche in questi contesti non clinici, è essenziale che questi professionisti:

  • Abbiano una formazione adeguata nelle tecniche che utilizzano
  • Sappiano riconoscere quando indirizzare i clienti verso professionisti sanitari
  • Rispettino i confini del proprio ruolo professionale
  • Verifichino che il cliente non abbia condizioni che potrebbero controindicare queste tecniche

Il parere dell’avvocato

Ho chiesto all’avvocato Gerardo Romei, di contribuire a questo articolo. Dato che non sono un esperto in diritto, dopo aver verificato con lui l’esattezza dell’articolo, gli ho chiesto un suo commento, così da avere un parere autorevole.

Nel nostro ordinamento giuridico,  le  uniche disposizioni di diritto sostanziale che  menzionano  l’ipnosi sono l’art.  613 c.p. e l’art.  728 c.p.

La prima prevede il reato di chi tramite l’ipnosi pone un’altra persona, senza il suo consenso, in stato di incapacità di intendere e di volere; la seconda, invece, punisce il fatto di chi pone  in stato ipnotico una persona  consenziente, qualora la persona ipnotizzata finisca con il trovarsi in uno stato di pericolo.

Quest’ultima norma, però, esclude ogni punibilità qualora l’ipnosi sia stata eseguita a scopo di cura da persone esercenti professioni sanitarie.

La giurisprudenza ha poi chiarito  che l’ipnosi è  una tecnica  che  può essere  utilizzata in tanti ambiti  differenti; tuttavia, quando è usata nel mezzo di  un processo terapeutico allora deve essere eseguita esclusivamente dai soggetti specificamente abilitati alla  professione sanitaria  (Cass.  3784/2019; 16566/2017).

Sono queste le premesse che hanno condotto ad affermare che l’ipnosi a scopo terapeutico può essere esercitata  solo da esercenti  le professioni sanitarie,  e  nei  limiti  delle  loro competenze e dei confini della professione; fuori dagli altri ambiti, compresi quelli di crescita personale e da palcoscenico, può essere  utilizzata anche da persone non esercenti le professioni sanitarie

Tuttavia, nella pratica di tutti i giorni, i confini tra ipnosi terapeutica ed altre forme di ipnosi sono estremamente labili: sarebbe auspicabile, quindi, l’emanazione di una normativa ad hoc che delimiti chiaramente i confini tra ipnosi clinica ed altre forme di ipnosi

In breve

L’ipnosi clinica è uno strumento che può portare grandi benefici quando utilizzata correttamente dai professionisti autorizzati. La legge italiana, nel riservarne l’uso a medici e psicologi, non intende creare monopoli professionali, ma proteggere la salute e il benessere delle persone.

Se stai considerando di utilizzare l’ipnosi per risolvere problemi psicologici o di salute, rivolgiti sempre a professionisti qualificati: psicologi o medici con formazione specifica in tecniche ipnotiche. La tua salute mentale è preziosa e merita di essere affidata a mani esperte.

Se invece cerchi supporto per migliorare prestazioni, motivazione o benessere generale, puoi considerare l’aiuto di coach o counselor che utilizzano tecniche di rilassamento e visualizzazione, purché operino nei limiti delle loro competenze e non promettano risultati terapeutici.

Ricorda sempre che chi pratica l’ipnosi clinica senza le necessarie qualifiche non solo rischia pesanti sanzioni penali, ma mette in pericolo la salute di chi si affida a lui. La sicurezza e l’efficacia di questi interventi dipendono dalla preparazione, dall’esperienza e dalla professionalità di chi li pratica.

Domande frequenti sull’ipnosi clinica e la legislazione italiana

Chi può praticare legalmente l’ipnosi clinica in Italia?

Solo medici e psicologi abilitati, con formazione specifica in psicoterapia o ipnosi clinica, possono utilizzare l’ipnosi con finalità terapeutiche.

I coach e i counselor possono usare l’ipnosi?

Non possono utilizzare l’ipnosi clinica con scopi terapeutici. Possono invece impiegare tecniche di rilassamento e visualizzazione, purché non promettano benefici di tipo clinico.

Quali sono le sanzioni per chi pratica l’ipnosi terapeutica senza titolo?

La Legge Lorenzin prevede reclusione da 6 mesi a 3 anni e multe da 10.000 a 50.000 euro per esercizio abusivo della professione sanitaria.

L’ipnosi da spettacolo è vietata?

No, l’ipnosi da spettacolo è legale se non ha finalità terapeutiche e se è eseguita nel rispetto delle normative vigenti e della sicurezza del pubblico.

Esistono corsi riconosciuti per imparare l’ipnosi clinica?

Sì. I corsi devono essere rivolti a professionisti sanitari (psicologi e medici) e devono includere una formazione teorica, pratica e supervisione clinica.

Quali sono i rischi se l’ipnosi viene praticata da non professionisti?

Possono insorgere falsi ricordi, reazioni emotive incontrollate, aggravamento di disturbi psicologici latenti o dipendenza psicologica.

Bibliografia

  • Barabasz, A., & Barabasz, M. (2008). Hypnosis and Pain Management. American Psychological Association.
  • Schneck, H., & Renneberg, B. (2014). Hypnotherapeutic approaches in the treatment of eating disorders. International Journal of Clinical and Experimental Hypnosis.
  • Woolger, R., & Simmons, G. (2002). Hypnosis and Anxiety Treatment: Evidence and Applications. Journal of Contemporary Hypnosis.
  • Legge 18 febbraio 1989, n. 56 – Ordinamento della professione di psicologo.
  • Regio Decreto 27 luglio 1934, n. 1265 – Testo Unico delle Leggi Sanitarie.
  • Legge 5 febbraio 1992, n. 175 – Pubblicità sanitaria.
  • Legge 14 gennaio 2013, n. 4 – Professioni non organizzate in ordini.
  • Legge 11 gennaio 2018, n. 3 – Riforma degli Ordini professionali (Legge Lorenzin).
  • Cassazione Penale, Sez. VI, sentenza n. 22268/2005.
  • Cassazione Penale, Sez. VI, sentenza n. 40291/2012.
  • Cassazione Penale, Sez. VI, sentenza n. 17702/2018.
  • Cassazione Penale, n. 11545/2019.
  • Parere Consiglio Superiore di Sanità, 13 luglio 2011.
  • Linee guida della Società Italiana di Ipnosi (SII)

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