L’ancoraggio è un po’ come un interruttore della luce: si tratta di un potentissimo strumento ipnotico che quando “viene premuto” è in grado di accendere immediatamente la luce che occorre per illuminare una stanza.
Forse come definizione non è perfetta, ma si tratta di una metafora adatta per comprendere il suo funzionamento.
Immagina di avere un pulsante sul tuo naso, un pulsante che appena lo schiacci ti fa sentire istantaneamente più sicuro (o più calmo, o più attivo, o qualsiasi qualità desideri).
L’ancoraggio è esattamente questo, anche se non è necessario “installare” questo pulsate esclusivamente sul naso.
In questo articolo scopriremo insieme non solo cosa è di preciso, ma anche a cosa serve, in quali occasioni può essere utilizzato e, soprattutto, come eseguirlo nel modo più preciso possibile.
Ma partiamo dall’inizio!
Che cosa è un ancoraggio
Il termine ancoraggio è stato diffuso durante i primi lavori della PNL (Programmazione Neuro Linguistica) svolti sulla metodologia di lavoro di Milton Erickson.
Volendo dargli una definizione meno colorita, altro non è che un legame tra uno stimolo (ad esempio un toccamento, una parola, un suono o un gesto) e una risposta emotiva, quindi uno stato mentale.
Quando lo stimolo viene attivato, ecco che compare la risposta emotiva a cui è stato collegato.
Voglio subito farti un paio di esempi pratici.
È buona prassi nell’ipnosi, prima di iniziare il lavoro vero e proprio con le suggestioni, ancorare uno stato di sicurezza (di solito viene associato ad un toccamento dell’ipnotista sul ginocchio o sulla spalla dell’ipnotizzato). In questo modo, se durante il lavoro ipnotico il soggetto in trance dovesse sperimentare degli stati emotivi negativi, l’ipnotista può attivare l’ancora, di modo da ristabilire una situazione di calma nella quale il processo può essere gestito in modo più tranquillo.
In questo caso, si tratta di un ancora che viene attivata dall’ipnotista, quindi viene “attivata” dall’esterno.
Ma è possibile anche affidare l’ancora al soggetto stesso in ipnosi così che, una volta fuori dalla trance, possa attivarla da solo nelle situazioni che ritiene più opportune.
Immagina un soggetto a cui viene installata un’ancora legata alla sicurezza di sé: ogni volta che stringe il dito della mano destra nella mano sinistra, immediatamente entra in uno stato nel quale si sente molto più sicuro di sé stesso.
In questo caso se, ad esempio, dovrà affrontare una riunione di lavoro, potrà attivare da solo la sua ancora e sentirsi più sicuro.
Insomma, per farla breve, si tratta di una forma di suggestione post-ipnotica, che può essere attivata consapevolmente anche dall’ipnotizzato nel momento che ritiene più opportuno.
In che occasioni si possono usare gli ancoraggi
Quando durante i corsi mi chiedono quando è utile installare un’ancora, la mia risposta è secca e sintetica: sempre.
L’ancoraggio, infatti, è una delle tecniche più flessibili e utili di tutta l’ipnosi. La stragrande maggioranza dei lavori in ipnosi possono essere svolti proprio con questa strategia; i restanti, invece, possono essere resi molto funzionali proprio grazie la creazione delle ancore giuste.
Forse conosci Tony Robbins. Se non lo conosci, devi sapere che è uno dei più famosi coach al mondo. Ti parlo di lui perché la quasi totalità del lavoro che svolge con le persone si basa proprio sugli ancoraggi.
Certo, mi rendo conto che dirti che gli ancoraggi vanno usati sempre equivale a non dirti nulla di preciso.
Per questo voglio fornirti degli spunti più specifici, anche per rendere il quanto più chiaro possibile quanto questa tecnica sia fondamentale.
Quindi, possiamo usare gli ancoraggi per:
- Creare un’ancora di sicurezza prima del lavoro ipnotico. Come accennato poco fa, si tratta di una prassi che dovrebbe essere eseguita sempre.
- Gestire il lavoro con la regressione ipnotica. Quando si lavora con la regressione, si porta il soggetto in trance ad affrontare dei ricordi che possono creare dei problemi. Ad esempio, una persona potrebbe tornare al momento in cui ha subito un ingiustizia. Probabilmente, se in quel momento avesse avuto le risorse giuste, avrebbe potuto gestire meglio la situazione. Quindi, prima di guidarlo a vivere quel ricordo del passato, gli si crea un ancora, da attivare durante il momento di disagio, così da affrontare quel ricordo in modo diverso e aiutare l’inconscio ad elaborarlo in modo più produttivo.
- Gestire il lavoro con la progressione ipnotica. Anche in questo caso partiamo con un esempio pratico. Prendiamo il caso di una persona che, quando tratta certi argomenti con la moglie, si arrabbia. Nello stato di trance gli si possono dare delle suggestioni di calma e controllo. Dopodiché lo si fa progredire nel futuro, quando avrà una discussione con la moglie. In questo caso, se abbiamo ancorato lo stato precedentemente suggestionato sarà più facile per lui creare una nuova risposta più funzionale.
- Aiutare il cliente a gestire da solo i propri stati mentali. Torniamo al nostro marito che ha scatti di ira con la moglie. In ipnosi è possibile creargli un’ancora che potrà attivare da solo quando sta per avere una discussione con la moglie. Per metterla più sul generare: attraverso un’ancora si aiuta il cliente a gestire da solo le proprie risorse, così da potervi accedere a comando, quando lo ritiene opportuno o quando ne ha più necessità.
Oltre questo ci sono utilizzi più avanzati e complessi, sui quali preferisco sorvolare per dovere di sintesi.
Il concetto importante resta quello espresso già: gli ancoraggi sono una delle basi fondamentali del lavoro con l’ipnosi.
Proprio per questo è importante come eseguirli alla perfezione.
Quindi, adesso dedichiamoci all’aspetto pratico!
Come installare un’ancora in 7 passaggi
Adesso ci concentriamo sui singoli passaggi da seguire per poter installare efficacemente un ancora.
L’intera procedura non è per niente complessa ma è importante seguire uno ad uno i singoli passaggi che ti propongo, esattamente nell’ordine che sto per mostrarti.
Noterai con la pratica che più applichi questa procedura più sarà per te facile replicarla. Magari per prime volte puoi avere con te uno schema delle varie fasi da affrontare, giusto per essere sicuro di non saltare un passaggio. Anche se ti accorgerai che, man mano che la applichi, sarà progressivamente più facile, sino al punto in cui non avrai neanche più bisogno di appunti.
Fase 1 – Identificare lo stato risorsa da ancorare
Questa fase avviene prima dell’induzione ipnotica. E consiste nel far focalizzare il soggetto sul tipo di risorsa che desidera ancorare.
Puoi domandargli: “Qual è l’atteggiamento, la convinzione o la risorsa di cui senti di aver bisogno?”
Ovviamente è opportuno che ciò che stai ancorando sia funzionale al tipo di lavoro che state svolgendo insieme.
Una volta individuata, fagli ricordare un momento della sua vita in cui esprimeva al massimo quella risorsa. È fondamentale che quel momento gli sia perfettamente chiaro nella memoria, perché una volta in trance sarà proprio quello il punto di partenza per creare l’ancora.
Per essere certo che sia proprio quello il momento giusto, puoi chiedergli: “C’è stato un momento della tua vita in cui hai espresso quella risorsa in modo maggiore?”
Con questa domanda lo aiuti a cercare nella sua memoria dei ricordi in cui quella risorsa poteva essere presente in forma maggiore. Se la risposta è positiva, allora sarà meglio utilizzare il secondo per creare l’ancora.
Ripeti la domanda più volte, sino a quando il soggetto non è sicuro che il ricordo scelto è proprio quello che rappresenta nel modo migliore la risorsa che ha scelto.
Fase 2 – Indurre la trance e approfondirla
Questa è la fase in cui viene indotta l’ipnosi e approfondita. Sorvolo sull’intera procedura perché se già pratichi l’ipnosi di sicuro già sai come fare, se invece sei a digiuno sull’argomento, ho preparato per te un video corso in cui potrai imparare le basi dell’ipnosi e tutto ciò che ti serve sapere per poter praticare una sessione di ipnosi. Lo trovi cliccando qui.
Fase 3 – Recuperare lo stato risorsa
In questa fase tutto quello che devi fare è portare la persona a focalizzarsi sull’evento che ha scelto all’inizio. Nel farlo dovrai usare due modalità diverse: dissociata e associata.
Ovvero, in un primo momento chiedigli di ricordare quel momento come se lo stesse osservando dall’esterno, un po’ come se fosse al cinema e nel maxischermo venisse proiettato il ricordo che ha scelto. Aiutalo ad avere una visione chiara di quello che accadeva, di come si stava comportando, del contesto in cui si trovava, così come dei suoni, di ciò che diceva e di ciò che gli veniva detto.
Nel secondo momento, invece, fallo entrare all’interno della scena, così da viverla in prima persona, proprio come se fosse di nuovo lì, per poter sperimentare ciò che ha vissuto di nuovo, nel presente, all’interno dello stato di trance.
Uno degli errori più comuni è quello di guidare il soggetto direttamente a rivivere il ricordo in prima persona, senza prima farglielo osservare dall’esterno. Questo primo momento risulta fondamentale, perché lo aiuta ad avere una visione chiara. In questo modo, quando si associa, ovvero quando rivive in prima persona il ricordo, la sua esperienza sensoriale risulta più ricca, e questo lo aiuta a sperimentare in modo più completo la risorsa che ha scelto.
Fase 4 – Amplificare lo stato risorsa e ancorarlo
Nei manuali, in questa fase ti viene detto di notare quando la persona sta sperimentando quella risorsa al massimo, per installare l’ancora quando raggiunge il suo picco. Nulla da obiettare, ma potrebbe essere complesso per un ipnotista alle prime armi notare i segnali che danno il via libera all’installazione. Allo stesso modo, anche un ipnotista più esperto potrebbe avere delle difficoltà nel caso in cui si trovasse di fronte un soggetto poco espressivo.
Proprio per questo voglio rivelarti un trucco che ti sarà utile per installare l’ancora nel giusto momento di picco.
Una volta che il soggetto sta sperimentando lo stato risorsa, tutto quello che devi fare è amplificarglielo. Quindi puoi chiedergli di concentrarsi sulle sensazioni che sta provando, perché da lì a un attimo conterai da uno a dieci e sentirà quelle sensazioni diventare due volte più forti ed intense con ogni numero.
Una volta arrivato a dieci puoi installare l’ancora.
L’operazione sarà diversa a seconda che si tratti di un’ancora che verrà gestita da te nel lavoro ipnotico, oppure di un’ancora che verrà poi affidata al soggetto.
Nel primo caso, tutto quello che devi fare è, ad esempio, toccargli il dorso della mano, o qualunque altra parte del corpo sia opportuna.
Nel secondo caso, invece, gli chiederai di eseguire un movimento, come ad esempio stringere il pollice e l’indice della mano destra.
In entrambe le occasioni, può essere utile rinforzare il tutto con una suggestione post ipnotica diretta: ovvero, dici chiaramente che ogni volta che eseguirà il gesto-ancora, oppure ogni volta che lo farai tu, potrà accedere istantaneamente allo stato risorsa.
Un ultimo avvertimento molto importante. Quando scegli il segnale da utilizzare come ancora, fai in modo che sia unico: ad esempio, un gesto che di solito il soggetto non compie mai.
Fatto tutto questo, l’ancora è stata installata. Ora deve essere testata.
Fase 5 – Testare l’ancora nello stato di trance
In questa fase ci assicuriamo che l’ancora che abbiamo installato faccia il suo lavoro. Quindi possiamo chiedere al soggetto di trovare un momento del passato in cui avrebbe avuto bisogno di quella risorsa, oppure un momento del futuro in cui potrebbe tornargli utile. Una volta che avuto accesso a quella memoria, gli si attiva o gli si fa attivare l’ancora, chiedendogli in che modo quelle nuove sensazioni modificano la scena oppure la semplice percezione della scena.
Stesso nello stato di trance gli si può chiedere una risposta verbale, oppure puoi notare se avvengono dei cambiamenti nella sua fisiologia.
In linea generale, nel momento in cui l’ancora è stata installata con successo, si possono notare degli effetti peculiari: come il sorriso o il lasciarsi andare ad un sospiro di sollievo. Sono segnali non verbali che ti dicono che qualcosa è cambiato.
Fase 6 – Riemersione
Siamo arrivati al termine del lavoro nello stato di trance, di conseguenza tutto quello che devi fare è semplicemente guidare il soggetto nell’ordinario stato di coscienza.
Fase 7 – Testare l’ancora nell’ordinario stato di coscienza
Ora che il soggetto è fuori dalla trance, puoi chiedergli di ricordare un momento del passato in cui poteva essergli utile la risorsa ancorata, oppure di pensare ad un momento nel futuro in cui potrà utilizzarla. Fatti dire nei dettagli le sensazioni che prova quando si focalizza su quel momento. Puoi anche chiedergli di dare un punteggio al disagio che prova (se lo prova) a quel pensiero, attraverso un numero da uno a dieci.
Poi, mentre è focalizzato su quel momento, attivagli l’ancora o chiedigli di attivarla. Nota se cambia in qualche modo la sua fisiologia, chiedi se cambia qualcosa nella sua percezione dell’evento e, di nuovo, fagli attribuire il punteggio. Se il senso di disagio è diminuito, così come se ti dichiara di aver cambiato (ovviamente in modo più positivo e funzionale) la sua percezione, allora puoi ritenere l’ancoraggio perfettamente effettuato.
Come non far decadere l’effetto dell’ancora
Tendenzialmente un ancoraggio ha una durata che non va oltre le 72 ore. Trascorse queste, il collegamento tra lo stimolo e la risposta svanisce. Ma esiste un modo per poter prolungare questo effetto.
Un modo estremamente semplice: nel caso in cui l’ancora venga affidata al soggetto, gli basterà attivarla più volte durante la giornata (sette possono andare bene) per poterla avere sempre con sé.
In questo modo non solo avrà la possibilità di accedere ad una risorsa quando lo ritiene opportuno, ma esercitandosi più volte ad attivarla, farà in modo di rendere sempre più presente quella risorsa.
Il tempo necessario per attivare l’ancora è di pochi secondi, quindi attraverso un minimo investimento di tempo e attenzione sarà possibile avere dei risultati di gran lunga superiori all’investimento.
Siamo giunti alla fine, da questo momento in poi hai tutte le conoscenze necessarie per poter installare un ancora e aiutare le persone con cui lavori ad ottenere i risultati che desiderano in modo sempre più veloce e sempre più consistente.
Le mie raccomandazioni sono due: fai tanta pratica e, se ti va, fammi conoscere i tuoi risultati!